Allarme West Nile nel Lazio: casi in aumento e oggi vertice tra infettivologi
L’allarme West Nile nel Lazio si intensifica, con i casi in aumento e un vertice tra infettivologi già in programma. La maggior parte delle infezioni passa inosservata, rendendo fondamentale una diagnosi tempestiva e una mappatura dettagliata del territorio. Miriam Lichtner della Simit sottolinea l’urgenza di intervenire: solo così si potrà contenere la diffusione e proteggere la salute pubblica. È il momento di agire con decisione.

I casi di West Nile virus registrati in provincia di Latina rappresentano solo una piccola parte delle reali infezioni presenti nel territorio. A lanciare l’allarme è Miriam Lichtner della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali), che sottolinea come la maggioranza dei contagi decorra in modo asintomatico. «Occorre attivare diagnosi precoci e una mappatura capillare», avverte l’infettivologa.
Alla luce dei sette casi confermati – tra cui una donna anziana deceduta – gli specialisti chiedono di rafforzare la sorveglianza sia clinica che ambientale, attuando urgenti misure di prevenzione contro la zanzara Culex pipiens, principale vettore del virus.
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La rete infettivologica del Lazio, potenziata dopo la pandemia da Covid-19, è già operativa. Proprio oggi è previsto un vertice con i reparti di Malattie infettive e i Pronto soccorso regionali. Il coordinamento sarà affidato a Emanuele Nicastri, segretario Simit e direttore della Divisione Malattie infettive ad alta intensità di cura dell’Irccs Inmi Spallanzani di Roma. È prevista anche un’attività di formazione per il personale sanitario.
Nel frattempo, la Regione Lazio ha avviato disinfestazioni mirate nei Comuni colpiti e un monitoraggio degli insetti vettori. «La diagnosi tempestiva è essenziale – ribadisce Lichtner – e fortunatamente la sensibilità degli infettivologi sul tema è elevata».
I colleghi di Latina sono stati determinanti nel sospettare il West Nile e nel confermare i casi con il supporto dei laboratori dello Spallanzani. I sintomi, spesso simili a un’influenza (febbre, cefalea, rash cutaneo), possono evolvere in forme neurologiche con tremori, sonnolenza e stato confusionale. Per questo è fondamentale intercettare i casi sospetti, specie nei Pronto soccorso e tra i medici di base.
Non esiste al momento una cura specifica per il West Nile virus. Il trattamento è sintomatico e di supporto: idratazione, controllo della febbre e monitoraggio delle funzioni vitali. Nei casi gravi si può ricorrere a immunoglobuline e antivirali come il remdesivir, già usato per altri virus.
Oltre alla sorveglianza clinica, è cruciale la prevenzione ambientale: eliminazione dei ristagni d’acqua, utilizzo di larvicidi e adulticidi, disinfestazioni nelle aree umide e nei centri abitati. Anche i cittadini possono contribuire evitando l’accumulo di acqua nei sottovasi e utilizzando zanzariere e repellenti.
Lichtner avverte che, con le alte temperature attuali, l’attenzione deve estendersi a tutte le arbovirosi: Dengue, Chikungunya, Zika e Usutu, alcune delle quali già presenti alle nostre latitudini.
«La situazione va tenuta sotto controllo» – conferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit – «La presenza di casi nel Lazio indica una diffusione crescente del virus, che è ormai endemico in molte regioni italiane». Il cambiamento climatico favorisce la proliferazione delle zanzare, rendendo fondamentale il riconoscimento precoce dell’infezione da parte dei medici per proteggere i soggetti fragili.
Gli esperti precisano che, a differenza della Dengue, una persona infettata dal West Nile virus non trasmette l’infezione a seguito di una puntura: l’uomo è considerato un ospite terminale (dead-end host), senza ruolo nel ciclo di trasmissione del virus.
Il West Nile virus (WNV) è un virus trasmesso dalle zanzare, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, lo stesso gruppo di virus della Dengue, Zika e febbre gialla. È diffuso in molte parti del mondo, inclusa l’Europa e l’Italia, dove è diventato endemico in alcune regioni.
Come si trasmette
Il virus viene trasmesso principalmente attraverso la puntura di zanzare infette, in particolare della specie Culex pipiens. Gli uccelli sono i principali serbatoi del virus, mentre l’uomo e i cavalli sono considerati ospiti terminali, cioè non possono trasmettere il virus ad altri una volta infettati.
Sintomi
Nella maggior parte dei casi (circa l’80%), l’infezione è asintomatica. Quando si manifesta, i sintomi possono includere:
febbre
mal di testa
dolori muscolari
eruzione cutanea
nausea
Nei casi più gravi (meno dell’1%), soprattutto in soggetti anziani o con sistema immunitario debole, può causare:
encefalite (infiammazione del cervello)
meningite
paralisi o tremori
Cura e prevenzione
Non esiste un trattamento specifico. La cura è sintomatica e di supporto, con idratazione, controllo della febbre e monitoraggio delle funzioni vitali. In alcuni casi, si possono usare antivirali o immunoglobuline.
La prevenzione si basa principalmente su:
disinfestazione delle aree a rischio
uso di repellenti
eliminazione di ristagni d’acqua
utilizzo di zanzariere e indumenti protettivi
In Italia, il virus viene monitorato con sistemi di sorveglianza ambientale e clinica.