Tragedia di Nora Jlassi, 15 anni: la madre chiede giustizia e verità sulla morte della figlia

Sei mesi dopo la tragica scomparsa di Nora Jlassi, la madre Luciana De Gioannis non si arrende: il suo grido di giustizia risuona forte e chiaro. La perdita della quindicenne ha sconvolto l’intera comunità, ma ora più che mai si alza la richiesta di verità e responsabilità. La mamma di Nora chiede che chi ha fatto del male trovi il suo giusto castigo, perché nessuna innocente merita di essere dimenticata. La sua lotta continua con determinazione, affinché giustizia sia fatta.

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Voglio giustizia. Chi ha fatto del male a mia figlia deve andare in carcere. A sei mesi dalla morte di Nora Jlassi, la 15enne trovata priva di vita il 27 gennaio in una casa popolare abbandonata a San Bonifacio, in provincia di Verona, la madre Luciana De Gioannis continua a chiedere risposte. “Il caso di Nora non deve essere dimenticato. Vogliamo che si arrivi a fondo”, ha dichiarato all’Adnkronos.

Lo scorso febbraio è stato arrestato un uomo marocchino di 34 anni, accusato di spaccio aggravato per aver ceduto droga a un minore in cambio di prestazioni sessuali. Nell’indagine risultano coinvolte anche altre due persone. La domanda resta aperta: è stata solo una overdose a uccidere Nora? La madre non crede sia così e parla di un inganno che avrebbe portato la figlia a un festino. “Quando ha iniziato a sentirsi male, nessuno l’ha soccorsa? Poteva essere salvata?”, si chiede la donna.

La giovane, racconta la madre, era entrata da tempo in un giro pericoloso, tanto che era stata affidata alla comunità di San Patrignano. Ma anche lì la permanenza non fu stabile: Nora scappò più volte. “Dopo un anno è tornata a casa per verifica, ma la situazione familiare non era più gestibile. Ho fatto 147 segnalazioni, nessuno mi ha ascoltata”, denuncia De Gioannis.

Secondo la madre, la situazione è peggiorata quando la figlia ha iniziato a frequentare una donna più grande, di origine brasiliana, ed è entrata nel tunnel della droga, toccando anche la cocaina. Fragilità, età giovane e dipendenze hanno reso Nora vulnerabile. Il suo caso richiama alla memoria tragedie simili, come quelle di Desirèe Mariottini, Pamela Mastropietro e Amalia Voican, tutte morte in circostanze drammatiche legate all’abuso di sostanze e a contesti marginali.

A rappresentare la famiglia Jlassi è l’avvocato Marco Valerio Verni, già legale dei familiari di Pamela e Amalia. “La storia di Nora è un’altra sconfitta della società. C’è chi pensa che certe tragedie accadano solo a chi vive ai margini o se le sia cercate. Ma la droga è un male trasversale che colpisce tutti, anche i cosiddetti benpensanti”, spiega il legale.

Intorno allo spaccio ruotano interessi economici enormi. Servono meno ipocrisia e più attenzione verso chi vende morte, invece di colpevolizzare le vittime. A 15 anni non si sceglie liberamente”, aggiunge Verni. Il legale pone anche dubbi sull’efficacia delle comunità di recupero, chiedendo un miglioramento concreto del sistema di prevenzione e cura.

Mi rivolgo anche al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Se davvero i tossicodipendenti sconteranno pene in comunità per alleggerire le carceri, bisogna garantire che queste strutture siano adeguate e realmente in grado di intervenire”, prosegue l’avvocato.

Infine, Verni chiarisce che, sul piano giudiziario, si attendono ancora i risultati degli accertamenti tossicologici e medico-legali. “Confidiamo nel lavoro della procura per risalire ai responsabili e fare finalmente chiarezza sulla morte di Nora”.