La nuova formazione dei Preposti sulla Sicurezza, tra dubbi operativi e prospettive

Intervista con il Dott. Simone Di Marco di GDM S.R.L..
L’entrata in vigore del nuovo Accordo Stato-Regioni 2025 sulla formazione per la sicurezza sta sollevando numerose domande fra responsabili aziendali, preposti e operatori della formazione. Oltre agli aspetti normativi, sono tanti i dettagli applicativi e le criticità che emergono nella quotidianità delle imprese. Per fare chiarezza su casi pratici, transizione, impatti organizzativi e possibili sviluppi futuri, abbiamo incontrato di nuovo il Dott. Simone Di Marco, responsabile formazione di GDM S.R.L.
Dott. Di Marco, quali sono le domande più frequenti che ricevete dalle aziende in questa fase di passaggio al nuovo Accordo?
«Le domande che ci arrivano riflettono molta incertezza. Un dubbio tipico riguarda la validità dei corsi svolti negli ultimi mesi: spesso ci chiedono se un corso completato poco prima del 24 maggio 2025 sia valido oppure da rifare secondo le nuove regole. Altri interrogativi sono sulla gestione degli aggiornamenti: molte aziende non hanno mai avuto uno storico preciso e ora si trovano a ricostruire il quadro delle scadenze, in particolare per i preposti “di fatto” che non erano nemmeno formalmente individuati.»
Sul piano pratico, che tipo di difficoltà riscontrate nella gestione della formazione “solo in presenza o videoconferenza sincrona”?
«Per realtà medio-piccole che operano su più turni o con personale itinerante, organizzare sessioni sincrone può essere una sfida logistica importante. Un’altra criticità riguarda la gestione delle assenze: se un Preposto manca a una lezione, la norma impone un massimo di assenza pari al 10% della durata totale del corso, nella fattispecie è ammessa l’assenza se non superiore a 72 minuti. Inoltre, capita di incontrare resistenze culturali: c’è chi vede la videoconferenza come una “scorciatoia”, mentre oggi richiede lo stesso livello di partecipazione e verifica dell’aula fisica.»
Ci sono state richieste particolari legate alla formazione di preposti stranieri o in contesti multiculturali?
«Sì, la questione della comprensione linguistica è cruciale. Il nuovo Accordo non consente scorciatoie, ma impone di garantire la piena comprensione dei contenuti anche a chi ha difficoltà con l’italiano. In questi casi, personalizziamo la formazione con materiali semplificati, sessioni di supporto linguistico e talvolta interpreti. Inoltre, la verifica finale può prevedere colloqui individuali per accertare l’effettiva comprensione, non solo test scritti. La sicurezza non può permettersi zone grigie.»
Dal punto di vista organizzativo, ci sono settori che sembrano più in difficoltà con queste novità?
«Notiamo un impatto maggiore in settori ad alta rotazione, come la logistica, il facility management e le costruzioni. Qui spesso i ruoli di coordinamento sono affidati a personale che cambia rapidamente o a chi non ha mai ricevuto una nomina formale, nonostante è da tempo obbligatoria. Spiegare l’importanza della formazione specifica del Preposto alla Sicurezza, e del suo aggiornamento biennale, richiede un vero lavoro di sensibilizzazione, non solo amministrativo. Ogni azienda dovrebbe interrogarsi su chi, ogni giorno, esercita realmente funzioni di vigilanza e su come valorizzarne la formazione.»
C’è un aspetto del nuovo Accordo che secondo lei è ancora poco compreso o sottovalutato dalle imprese?
«Un aspetto trascurato riguarda la documentazione. Molti pensano che basti avere gli attestati, ma la norma impone di conservare verbali di verifica, registri presenze, fascicoli del corso, anche per dieci anni e oltre. In caso di ispezione, o peggio di infortunio, la mancanza di un singolo documento può compromettere la validità della formazione svolta. La nostra esperienza ci porta a suggerire alle aziende di digitalizzare tutto, creare archivi condivisi e definire procedure interne chiare per la gestione della formazione.»
Guardando al futuro, pensa che questa riforma porterà a una vera evoluzione culturale sul ruolo del Preposto della Sicurezza in azienda?
«Credo che sia una grande occasione di crescita. Il nuovo Accordo non si limita ad aumentare le ore di corso, ma chiede che il Preposto sia davvero protagonista della prevenzione. Sta alle aziende cogliere questa opportunità, smettendo di vedere la formazione come un costo e investendo in competenze reali. È un percorso che richiede tempo e convinzione, ma alla lunga è anche ciò che fa la differenza tra una cultura della sicurezza autentica e la semplice burocrazia.»
Ringraziamo il Dott. Simone Di Marco per aver condiviso con noi non solo risposte tecniche, ma uno sguardo concreto e operativo sui problemi e le prospettive di questa delicata fase di transizione.
In fondo, la vera sfida non è solo applicare una norma, ma trasformare la sicurezza da vincolo a valore, da compito individuale a responsabilità condivisa in ogni ambiente di lavoro.