Trump accusa Putin di bugie e promette nuovi Patriot per l'Ucraina: cambio di rotta nella strategia Usa
Donald Trump sorprende ancora, cambiando rotta sulla strategia americana in Ucraina. Con un attacco diretto a Vladimir Putin, lo accusa di diffondere solo “bugie” e promette un rafforzamento delle difese con nuovi Patriot. È un cambio di passo che potrebbe ridefinire gli equilibri globali, lasciando il mondo a chiedersi quali saranno le prossime mosse degli Stati Uniti in questa complessa partita geopolitica. La scena internazionale si prepara a nuovi sviluppi.

Donald Trump cambia nuovamente posizione sul conflitto in Ucraina e lancia un duro attacco a Vladimir Putin, accusandolo di diffondere solo “bullshit”, ovvero “bugie”, durante i colloqui sulla guerra. Il presidente statunitense ha espresso apertamente la propria frustrazione nei confronti del leader del Cremlino, rivelando l’intenzione di inviare subito 10 intercettori per i sistemi Patriot e forniture militari aggiuntive a Kiev.
“Non sono contento di Putin, ci riempie di cazzate”, ha dichiarato Trump davanti ai giornalisti, definendo il presidente russo “sempre gentile, ma insignificante”. Le parole del leader americano arrivano dopo una telefonata con Putin avvenuta la scorsa settimana, che secondo Trump si è conclusa con “grande delusione”. Oltre agli invii militari, Trump ha annunciato che sta valutando sanzioni molto dure contro Mosca: “Putin sta uccidendo un sacco di persone. E molte di queste sono i suoi soldati”.
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Secondo fonti citate da Axios, Trump ha ribadito il proprio impegno a rafforzare le difese aeree ucraine anche durante il recente colloquio con il presidente Volodymyr Zelensky. Ha confermato l’invio immediato di 10 intercettori Patriot, ridotti rispetto ai 30 originariamente previsti, bloccati nei giorni scorsi al confine tra Polonia e Ucraina. Il presidente ha promesso anche ulteriori mezzi di sostegno per la difesa aerea.
“Gli ucraini sono stati coraggiosi. Abbiamo dato loro le migliori armi, io stesso ho mandato i Javelin per fermare i carri armati. Obama mandava lenzuola. Noi gli abbiamo fornito missili per abbattere di tutto. L’Europa ha fatto molto meno: noi per 350 miliardi, loro solo 100”, ha detto Trump, rivendicando il ruolo centrale degli Stati Uniti nel supporto a Kiev.
Questa è la prima vera apertura dell’attuale amministrazione Trump al sostegno militare diretto a Kiev, dopo mesi di incertezza e annunci contraddittori. Durante il mandato Biden, gli Stati Uniti avevano destinato oltre 65 miliardi di dollari in aiuti militari all’Ucraina, mentre Trump era rimasto fermo su una linea più cauta e scettica.
Fonti vicine alla Casa Bianca riferiscono anche che Trump avrebbe suggerito alla Germania di vendere una delle sue batterie Patriot all’Ucraina, con i costi dell’acquisto divisi tra Stati Uniti e alleati europei. Nonostante l’assenza di un accordo concreto, i negoziati sarebbero già in corso. Berlino, da parte sua, ha già inviato a Kiev più sistemi Patriot di qualsiasi altro membro della NATO, compresi gli stessi Stati Uniti.
Il presidente ucraino Zelensky ha confermato di voler intensificare i contatti con Washington per accelerare la fornitura dei sistemi di difesa aerea. “Ho incaricato il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore di rafforzare i contatti con gli Usa. Ora abbiamo le decisioni politiche, serve agire in fretta”, ha dichiarato nel suo messaggio serale.
Dal fronte russo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato, in un briefing con Interfax, che non ci sono informazioni definitive su eventuali interruzioni nelle forniture americane a Kiev. “È evidente che gli invii proseguano. Bisogna però chiarire quali armi e in che quantità vengano inviate, perché le informazioni attuali sono contraddittorie”, ha precisato.
Peskov ha poi accusato l’Occidente di ostacolare ogni possibilità di soluzione pacifica alla guerra, attraverso il continuo invio di armi. “La linea scelta dagli europei è volta chiaramente a prolungare il conflitto”, ha aggiunto. Nonostante ciò, ha espresso apprezzamento per le iniziative degli Stati Uniti per aprire un dialogo diretto tra Mosca e Kiev, pur ricordando che Washington resta ufficialmente nella lista russa dei Paesi ostili.