Impronta 33 nel caso Garlasco: Non è attribuibile a Sempio, né utile ai confronti secondo i consulenti della famiglia Poggi

Le nuove analisi sull’impronta 33 nel caso Garlasco scuotono le certezze finora acquisite. Secondo i consulenti della famiglia Poggi, il confronto non attribuisce l’impronta ad Andrea Sempio e, soprattutto, non fornisce elementi utili ai confronti dattiloscopici. Una relazione tecnica dettagliata mette in discussione le ipotesi precedenti, aprendo nuovi scenari e lasciando aperti molti interrogativi. La verità potrebbe essere ancora più complessa di quanto si pensasse.

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L’impronta 33, al centro delle nuove indagini sul caso Garlasco, non è attribuibile ad Andrea Sempio e risulta “non utile per i confronti dattiloscopici”. A sostenerlo sono i consulenti tecnici della famiglia di Chiara Poggi – il dattiloscopista Calogero Biondi e il criminalista Dario Redaelli – in una relazione tecnica di 22 pagine acquisita da Adnkronos.

Secondo i due esperti, la traccia impressa a 114 centimetri dalla porta a libro e a un’altezza tra 135 e 156 centimetri dal secondo gradino, sarebbe stata lasciata da un palmo in movimento, sudato o sporco ma non insanguinato. La scala, descritta come “curva, ripida, priva di corrimano e senza appoggio a sinistra nel primo tratto”, rende facilmente raggiungibile il punto in cui è stata trovata l’impronta.

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La nuova analisi contrasta con le conclusioni di Giampaolo Iuliano e Nicola Caprioli, consulenti della Procura di Pavia, secondo i quali l’impronta appartiene alla mano destra di Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso. Per la Procura, si tratta di una prova che lo colloca sulla scena del crimine, vicino al punto in cui fu rinvenuto il corpo senza vita di Chiara, uccisa il 13 agosto 2007.

I consulenti dei Poggi criticano l’approccio metodologico seguito dalla Procura, che avrebbe confrontato l’impronta partendo direttamente dai dati del sospettato e non dal frammento raccolto. Secondo Biondi e Redaelli, “nel frammento esaminato non c’è sufficiente nitidezza per distinguere creste papillari e solchi”. Delle 15 minuzie indicate, solo 7-8 presentano caratteristiche minimamente confrontabili. Inoltre, nella parte superiore della traccia compare una minuzia assente sull’impronta palmare di Sempio, né evidenziata dai consulenti della Procura.

Per i consulenti della famiglia, le corrispondenze visibili si fermano a 7, ma nulla risulta nitido: “Qualcosa è stato segnato dove la minuzia non è presente o è in posizione sbagliata”. L’errore più grave, scrivono, è considerare minuzie dei segni che derivano da pieghe cutanee e non da veri rilievi papillari. Se quei segni fossero validi, allora anche altre pieghe sulla palmare di Sempio, non presenti nel frammento trattato con ninidrina, dovrebbero far escludere ogni compatibilità.

Il frammento d’impronta numero 33 non è attribuibile – si legge nella relazione – né può essere usato per alcun confronto dattiloscopico valido. La dimostrazione tecnica proposta non supera tale limite”.

L’impronta 33 era stata rilevata dal Ris di Parma subito dopo l’omicidio, insieme ad altre 11 impronte sulle scale. Di queste, una apparteneva al fratello della vittima e un’altra a un carabiniere. Le restanti, trattate con ninidrina – una sostanza che evidenzia i residui rendendoli rosati – furono già allora ritenute inadeguate per i confronti. Anche il test Obti, eseguito sul tratto di intonaco dove era visibile l’impronta, diede esito negativo, escludendo la presenza di sangue.

Dall’analisi delle foto scattate prima del trattamento chimico, emerge che non vi fossero tracce ematiche nel punto dell’impronta 33. Per i consulenti, “le caratteristiche della traccia indicano un appoggio veloce, già presente sulla parete bianca a destra della scala, lasciato da una mano in movimento, sudata o sporca, ma non insanguinata”.

Secondo Biondi e Redaelli, sarebbe stata più efficace una tamponatura per cercare eventuali tracce genetiche, piuttosto che l’utilizzo della ninidrina, che ha reso la traccia poco leggibile e praticamente inutilizzabile ai fini di un’identificazione certa.