Ue trova intesa a 26 sull'Ucraina: resta aperto il nodo della spesa per la difesa
L’Unione Europea si è riunita e ha raggiunto un’intesa a 26 membri, lasciando ancora aperto il nodo della spesa per la difesa e l’Ungheria di Orbán assente. Con un forte focus sul sostegno all’Ucraina, si chiede un immediato cessate-il-fuoco e sanzioni energetiche più severe contro la Russia. Intanto, Zelensky ha sollecitato l’avvio di negoziati ufficiali sull’adesione. La sfida ora è trovare un equilibrio che possa portare a una pace duratura.

L’Unione europea ha approvato a 26, senza il via libera dell’Ungheria di Viktor Orbán, le conclusioni sul sostegno all’Ucraina, incentrate sulla richiesta di un immediato cessate-il-fuoco e sul rafforzamento delle sanzioni energetiche alla Russia.
Collegato in videoconferenza, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sollecitato l’apertura del primo “cluster” negoziale sull’adesione all’Ue. Ma l’opposizione ungherese frena e le conclusioni del Consiglio sono state siglate da 26 Paesi.
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La discussione ha toccato anche l’accordo di associazione Ue-Israele: per la violazione dell’articolo 2 restano divisioni tra Stati, con il dibattito rinviato al prossimo Consiglio Affari Esteri.
Il tema principale però è rimasto il finanziamento della difesa europea. Al summit successivo a L’Aja, i leader si erano impegnati a portare la spesa per difesa e sicurezza al 5 % del Pil entro il 2035. Ma il nodo resta aperto: gli strumenti attuali sono nazionali, mentre il fondo europeo EDIP ha una dotazione modesta (1,5 mld €).
Paesi come Germania e Olanda respingono l’ipotesi di debito comune per la difesa (eurobond). Tuttavia Finlandia e Danimarca — ex “Frugali” — iniziano a considerarla, vista la pressione crescente sul bilancio pubblico.
Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, ha annunciato la richiesta ai servizi della Commissione di presentare una “road map” entro ottobre per individuare il percorso di finanziamento dell’aumento delle spese militari. Italia, Francia e Spagna sostengono uno sforzo comune: “La difesa è un bene pubblico europeo e va finanziata comunitariamente”, ha affermato Pedro Sánchez.
Intanto il premier italiano Giorgia Meloni ha sollevato il tema delle regole di bilancio, che penalizzano i Paesi sotto procedura per deficit quando intendono investire in difesa.
Sul fronte commerciale, la trattativa con gli Stati Uniti per evitare dazi sulle importazioni Ue entra nella fase decisiva. La Commissione europea è al lavoro sulla controproposta Usa, annunciata da Ursula von der Leyen. Il termine per una soluzione di massima è fissato al 9 luglio.
Friedrich Merz (Germania) ed Emmanuel Macron (Francia) hanno chiesto un accordo rapido, avvertendo che “le trattative non possono durare in eterno”. Merz ha aggiunto che l’Ue valuta di rimpiazzare l’Organizzazione Mondiale del Commercio con un nuovo organismo, eventualmente legato alla Cptpp.
Il vertice ha incluso altri temi: Medio Oriente, Siria, Libano, Cina, competitività interna e accenti su energia e migrazione, con particolare attenzione alle esigenze dei Paesi senza sbocco al mare come la Slovacchia.