Iran, tensione con l'Aiea: Danni gravi agli impianti nucleari, ispettori non ammessi a Teheran

L’Iran si trova al centro di una crescente tensione internazionale, con danni gravi ai propri impianti nucleari attribuiti a attacchi esterni. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha confermato la gravità delle conseguenze, respingendo ogni proposta di dialogo con l'Aiea. La situazione si fa sempre più delicata: il rischio di escalation potrebbe avere ripercussioni profonde sulla stabilità globale e sul futuro del programma nucleare iraniano.

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L'Iran ha confermato l'entità dei danni gravi subiti dai propri impianti nucleari, attribuendoli agli attacchi statunitensi e israeliani. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Abbas Araghchi in un’intervista televisiva, durante la quale ha escluso la possibilità di accogliere a Teheran il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, e ha messo in discussione la presenza degli ispettori sul territorio iraniano.

"Non intendiamo accettare Grossi a Teheran. È necessaria una decisione anche sugli ispettori", ha affermato Araghchi, sottolineando che il governo iraniano è vincolato dalla nuova legge approvata dal Parlamento e ratificata dal Consiglio dei Guardiani, che impone la sospensione della cooperazione con l'Aiea.

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Secondo il ministro, il recente rapporto di Grossi ha favorito una risoluzione internazionale che avrebbe fatto da preludio agli attacchi israeliani contro le strutture nucleari iraniane. Araghchi ha accusato l’Aiea di non aver mantenuto un atteggiamento imparziale e di non aver condannato gli attacchi subiti dai siti nucleari iraniani.

"Gli errori degli Stati Uniti hanno aggravato la questione nucleare anziché risolverla. In passato si intravedeva una soluzione pacifica, ma ora, con la guerra e le vittime, è molto più difficile trovare un accordo", ha dichiarato il ministro iraniano.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha negato che l’Iran abbia rimosso materiali sensibili dal sito nucleare di Fordow, bombardato durante il fine settimana. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha ribadito che il regime iraniano era "a settimane dalla realizzazione di un’arma nucleare" prima dell’intervento statunitense, definito “decisivo per eliminare quella minaccia”.

Nel suo terzo discorso alla nazione dall’inizio dei raid israeliani, la Guida suprema dell’Iran, ayatollah Ali Khamenei, ha parlato di una "vittoria sul regime americano", affermando che "l’Iran ha dato un duro schiaffo all’America", colpevole di essere entrata in guerra per salvare il "regime sionista". Secondo Khamenei, "gli Stati Uniti non hanno guadagnato nulla da questa guerra", mentre la "Repubblica Islamica ha vinto ancora una volta".

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha a sua volta rivendicato una "grande vittoria" contro l’Iran, dichiarando che questo successo rappresenta una "straordinaria opportunità per espandere gli accordi di pace in Medio Oriente". In un videomessaggio, ha aggiunto: "Insieme alla liberazione degli ostaggi e alla sconfitta di Hamas, si è aperta una finestra che non possiamo permetterci di sprecare".