Deborah Cornwall - lo pseudonimo segreto di Lady Diana che oggi appartiene a Camilla
Deborah Cornwall: un nome che suona come uscito da un romanzo, ma che nascondeva l’identità segreta di Lady Diana nei giorni prima del suo matrimonio con il principe Carlo. Rivelato recentemente dalla stilista Elizabeth Emanuel nel documentario Secrets of Diana's Wedding Dress, questo pseudonimo permetteva a Diana di proteggersi da paparazzi e curiosi durante un momento cruciale della sua vita. Un segreto svelato che aggiunge un nuovo capitolo alla storia di una delle principesse più amate di sempre.

Deborah Cornwall: un nome che sembra uscito da un romanzo, ma che in realtà fu l’identità segreta scelta da Lady Diana nei giorni frenetici che precedettero il suo matrimonio con il principe Carlo. Questo pseudonimo, rivelato per la prima volta dalla stilista Elizabeth Emanuel nel documentario Secrets of Diana's Wedding Dress, in onda sabato su Channel 5, serviva a tenere lontani paparazzi e curiosi durante le prove dell’iconico abito da sposa.
Diana, consapevole dell’attenzione mediatica che la circondava, usò quel nome per muoversi in incognito mentre si recava all’atelier degli Emanuel a Londra. Il cognome Cornwall non fu scelto a caso: alludeva al ducato detenuto dal futuro re Carlo e al titolo nobiliare che Diana avrebbe assunto dopo il matrimonio, Duchessa di Cornovaglia. Un titolo che oggi è invece legato a Camilla, l’attuale regina consorte.
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Con un sottile gioco del destino, quel nome nato per proteggere Diana finì per incarnare l’identità della donna che sarebbe stata a lungo al centro delle polemiche sul naufragio del matrimonio reale. All’epoca Diana era universalmente conosciuta come Principessa del Galles, ma il titolo di Duchessa di Cornovaglia oggi richiama immediatamente Camilla, con la quale Carlo ha condiviso una delle storie d’amore più discusse della famiglia reale britannica.
Il documentario rivela anche i retroscena della creazione dell’abito da sposa più celebre del secolo. Elizabeth e David Emanuel affrontarono un vero e proprio assedio da parte della stampa: giornalisti che rovistavano nei rifiuti, tentativi di corruzione del personale e pressioni costanti. Per proteggere il segreto, furono assunte due guardie del corpo, Bert e Jim, e venne persino confezionato un secondo abito di riserva in caso di emergenza.
"Mi chiedevo: e se qualcuno lo rubasse? E se ci fosse un incendio?", ha raccontato Elizabeth Emanuel a People Magazine. Diana, sempre attenta e grata, fece visita all’atelier travestita per ringraziare di persona le sarte. "Erano commosse fino alle lacrime", ricorda la stilista. "Era dolce, autentica, vera".
L’abito definitivo, con uno strascico di 7,6 metri, maniche a sbuffo e pizzo ricamato a mano, divenne subito un simbolo globale. Dietro la maestosità del vestito c’era però una squadra affiatata, chiusa in una soffitta londinese, alle prese con modifiche continue: la vita di Diana, durante le prove, si ridusse a 58 centimetri, costringendo a rifare parte del corpetto. "Non poteva essere un abito sobrio", ha detto David Emanuel. "Doveva lasciare il segno".
Per Elizabeth Emanuel, che oggi veste celebrità come Madonna, Dua Lipa e Rita Ora, quel lavoro ha segnato una svolta. "Da allora ha dominato la mia carriera", racconta nel documentario. Un nome inventato, un vestito da sogno e un titolo che, decenni dopo, continua a intrecciare i destini di due donne molto diverse, ma legate dallo stesso uomo e dallo stesso trono.