Iran attacca basi americane in Qatar e Iraq dopo raid congiunto Usa-Israele

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Basi militari statunitensi in Qatar e Iraq sono state colpite oggi da un attacco missilistico iraniano, in risposta all’operazione congiunta di sabato notte condotta da Stati Uniti e Israele contro impianti nucleari iraniani. L’azione di Teheran, definita una “rappresaglia equivalente”, è stata confermata dal Consiglio di Sicurezza Nazionale iraniano.

Nel mirino l’installazione di Al Udeid, in Qatar, la più grande base americana in Medio Oriente, situata nel deserto nei pressi di Doha e che ospita circa 10.000 soldati statunitensi. Secondo il sito Axios, sarebbero stati lanciati almeno dieci missili. Le autorità qatariote hanno dichiarato di aver intercettato tutti i razzi, confermando che non ci sono state vittime né feriti.

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In una nota ufficiale, l’esercito iraniano ha descritto l’operazione come un attacco “devastante” nell’ambito dell’operazione Besharat Fatah, mirato alla “più grande risorsa strategica americana nella regione”. Dopo la dura reazione di Doha, che ha denunciato la violazione della propria sovranità e si è riservata il diritto di rispondere, Teheran ha precisato che i missili sono stati lanciati lontano da aree residenziali e non hanno rappresentato una minaccia diretta per il popolo qatariota.

Un altro obiettivo dei raid sarebbe stata una base Usa in Iraq, identificata da diverse fonti come Ayn al-Asad, già bersagliata nel 2020 in risposta all’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. Il governo iracheno ha espresso “profonda preoccupazione” per l’escalation, temendo un possibile allargamento del conflitto nella regione.

Il Ministero degli Esteri iracheno ha diffuso un comunicato in cui si parla di una “pericolosa svolta” nella crisi mediorientale, ribadendo i precedenti avvertimenti circa il rischio di coinvolgimento di nuovi attori nel conflitto.

Secondo diverse testate internazionali, come il New York Times, l’Iran avrebbe preventivamente avvisato sia gli Stati Uniti che il Qatar per limitare le conseguenze degli attacchi. Tre funzionari iraniani avrebbero confermato che Doha era stata informata in anticipo, nel tentativo di contenere l’escalation pur mantenendo una risposta simbolica agli attacchi subiti.

Una strategia analoga fu adottata da Teheran nel 2020, quando informò l’Iraq prima di colpire con missili balistici una base americana. Anche BBC e Axios confermano che si è trattato di una risposta calcolata, con l’obiettivo di non provocare una reazione militare devastante da parte di Washington, ma comunque mantenere la promessa di vendetta.

Nella mattinata di oggi, prima dei raid, il comandante supremo delle forze armate iraniane aveva dichiarato che Teheran “non farà mai marcia indietro” e lanciato un nuovo avvertimento agli Stati Uniti, definiti ormai “in guerra” con l’Iran.

A seguito degli attacchi, diversi Paesi del Golfo — tra cui Iraq, Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Bahrein — hanno deciso di chiudere temporaneamente lo spazio aereo per timore di ulteriori sviluppi.

Non violeremo i diritti di nessuno e non permetteremo che i nostri vengano violati”, ha scritto su X la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, ribadendo la linea di fermezza dell’Iran dopo l’attacco.

Nel frattempo, l’ex presidente americano Donald Trump ha commentato la situazione non direttamente, ma attraverso un post sul suo social Truth, dove ha attaccato le “fake news” riguardo l’efficacia dell’operazione americana. “I siti che abbiamo colpito in Iran sono stati completamente distrutti e tutti lo sanno”, ha scritto, lamentando la narrazione mediatica che mette in dubbio l’effettiva portata dei danni inflitti.

Alcuni analisti statunitensi, però, mettono in discussione queste affermazioni. L’impianto di Fardo, ad esempio, si trova a grande profondità nel sottosuolo, rendendo difficile la valutazione dei danni tramite immagini satellitari. Questo scetticismo avrebbe scatenato l’irritazione dell’ex presidente.