Villa Pamphili: identificato l'uomo con mamma e neonata trovate morte, la bimba picchiata e soffocata per zittirla?

Grazie all’analisi delle immagini e alle testimonianze raccolte a Villa Pamphili, gli inquirenti hanno finalmente identificato l’uomo associato ai tragici eventi. La scoperta apre nuove piste sul sospetto che la neonata sia stata soffocata per zittirla, sollevando profonde domande sulla sua sorte e le responsabilità. La vicenda scuote la comunità, che aspetta risposte chiare su quanto accaduto in quei terribili giorni. Villa Pamphili diventa così simbolo di un mistero ancora da chiarire.

villa pamphili

Grazie all’analisi delle immagini delle mense caritatevoli e delle testimonianze raccolte a Villa Pamphili e in altre aree di assistenza, gli inquirenti hanno finalmente identificato i due corpi e rintracciato l’uomo che era con loro. Si sospetta che sia lo stesso responsabile della morte della neonata, avvenuta nei giorni successivi al decesso – naturale o indotto – della madre.

Il nome della donna e della bambina resta segreto per motivi investigativi. Non è ancora chiaro se l’uomo sia il padre e nemmeno le nazionalità dei tre – non europee – risultano al momento precisate.

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I dettagli che hanno sbloccato il caso sono due. Il primo: un vestitino rosa della bambina, scoperto in un cestino vicino ai luoghi del ritrovamento, era stato immortalato dalle telecamere insieme all’uomo con un cappellino a visiera, descritto da alcuni testimoni.

Il secondo indizio: un frammento di una delle tende “igloo” distribuite dalle organizzazioni di solidarietà, trovato vicino alla donna morta – coperta con un sacco nero – in un’area di vegetazione fitta. Su quel luogo sono stati eseguiti rilievi della Polizia Scientifica su circa quaranta reperti, tra cui sacco a pelo e indumenti, per cercare tracce di Dna e impronte.

Ricostruita a ritroso la loro presenza nel parco grazie a testimonianze e filmati delle mense (Sant’Egidio, Caritas), si ipotizza che questo “gruppo” vivesse all’interno di Villa Pamphili, entrando da un varco danneggiato da un incidente e rimasto aperto per settimane.

L’autopsia ha stabilito che la mamma, circa 30 anni, è morta almeno 4–5 giorni prima della bimba di 6–8 mesi. Non ha mostrato segni di violenza né tracce di sostanze. Rimane aperta l’ipotesi di un malore o avvelenamento.

Al contrario, la neonata presenta segni di violenza: ecchimosi, lividi, un trauma alla nuca, oltre a indizi di soffocamento e quasi strangolamento, probabilmente avvenuti per zittire il suo pianto (aveva lo stomaco vuoto).

L’uomo, avvistato da testimoni – due ragazzi e una donna – nelle ore precedenti il ritrovamento, pare aver trasportato la bimba ancora viva o appena morta in braccio, durante la notte tra venerdì e sabato.

Restano molte zone d’ombra: perché l’uomo ha riportato la neonata a pochi metri dalla madre? Che legami c’erano tra loro? Chi ha fatto parte di questo nucleo “invisibile”, privo di documenti, senza segnalazioni negli ospedali né nelle banche dati italiane o europee ?

Gli investigatori stanno ora cercando di risalire al profilo genetico dell’uomo, incrociando Dna e impronte con banche dati internazionali, per ricostruire le identità, la provenienza e capire l’esatta dinamica che ha portato alla tragedia.