Beffa fiscale 2025: il nuovo cuneo aumenta le tasse sui salari dei dipendenti
La legge di bilancio 2025 promette di alleggerire il cuneo fiscale, ma rischia di tradursi in un aumento delle tasse sui salari. La causa? il cosiddetto fiscal drag, ovvero il drenaggio fiscale indotto dall’inflazione. Secondo l’Upb, con una crescita del 2% dei redditi lordi – pari all’inflazione – i lavoratori potrebbero trovarsi a pagare di più, svelando una beffa fiscale che potrebbe colpire proprio chi lavora duramente.

La legge di bilancio 2025, pensata per alleggerire il cuneo fiscale, rischia di avere l’effetto contrario: a causare un aumento delle tasse non è alcuna manovra occulta, ma il noto fiscal drag, ovvero il drenaggio fiscale indotto dall’inflazione.
Secondo una simulazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), per una crescita dei redditi lordi del 2 % – equivalente all’inflazione – i lavoratori dipendenti finiscono con il pagare ben 370 molioni di euro in più, pari a +13 % rispetto al 2022.
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Il meccanismo è semplice: con un sistema fiscale progressivo, se gli scaglioni e le detrazioni restano fissi, i miglioramenti salariali minimi spingono automaticamente in scaglioni più alti e riducono i benefici delle detrazioni. Ne deriva un prelievo fiscale aggiuntivo anche se il salario è aumentato solo per adeguarsi al costo della vita.
L’Upb sottolinea che la riforma fiscale 2025 – con l’accorpamento dei primi scaglioni Irpef e le nuove detrazioni decrescenti – ha acuito questo fenomeno, rendendo il sistema più “sensibile” all’inflazione.
Il risultato colpisce soprattutto operai e impiegati: il drenaggio fiscale passa da 800 a 942 milioni per gli operai e da 989 a 1.205 milioni per gli impiegati. In termini pro capite, un operaio paga 79 € in più (+12 € rispetto a prima), mentre un impiegato arriva a +141 € (+25 €).
Per i pensionati, i lavoratori autonomi e altri percettori di reddito, l’impatto è poco significativo: il peso maggiore grava sui dipendenti.
In sostanza, il taglio strutturale al cuneo – declamato come vantaggio per i lavoratori – si traduce in una “tassa invisibile” che erode il potere d’acquisto e rischia di penalizzare i consumi e la domanda interna.
L’Upb avverte infine che, senza una reale indicizzazione di scaglioni e detrazioni, questo meccanismo rischia di autoalimentarsi: se l’inflazione continua, ogni futura crescita salariale verrà nuovamente erosa dal fiscal drag, rendendo inefficaci le misure di sostegno al reddito.