Chieti: aspirante vigilessa esclusa dal concorso per tatuaggi visibili ai piedi
Una storia di esclusione che solleva interrogativi sulla compatibilità tra espressione personale e professione. Una donna di 35 anni, aspirante vigilessa, è stata estromessa dal concorso a causa di due tatuaggi visibili ai piedi. Il TAR di Pescara ha confermato la decisione, facendo discutere su regole e valori nell'ambito della pubblica sicurezza.

Una donna di 35 anni originaria di Lanciano, in provincia di Chieti, è stata esclusa dal concorso per diventare vigilessa a causa di due tatuaggi visibili sui piedi, giudicati non compatibili con l’uniforme della polizia locale. Il TAR di Pescara ha respinto il ricorso presentato contro la determina del 26 settembre 2024, con cui la candidata era stata dichiarata non idonea.
Il tribunale amministrativo ha ritenuto infondato il ricorso nel merito e ha disposto la compensazione delle spese di giudizio tra le parti. I tatuaggi, una farfalla e un cuore con il nome del padre, sarebbero stati visibili indossando la divisa estiva femminile, motivo per cui la commissione medica della Polizia di Stato di Chieti ha deciso per l’esclusione, in applicazione del regolamento che vieta i tatuaggi visibili negli appartenenti alle forze dell’ordine.
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"Mi sembra una vicenda del tutto assurda per due tatuaggi ai piedi. Non mi sembra giusto. Sono delusa dalla sentenza del Tar Abruzzo, ma andrò fino in fondo tornando a ricorrere di nuovo in Consiglio di Stato. Come donna mi sento discriminata dopo aver superato il concorso e le visite mediche", ha dichiarato la 35enne.
La difesa legale ha sostenuto che si tratti di un caso di discriminazione di genere, poiché le candidate donne, indossando la gonna prevista dalla divisa estiva, renderebbero visibili eventuali tatuaggi, mentre per gli uomini ciò accadrebbe più raramente grazie all’uso dei pantaloni lunghi. Il TAR ha però respinto anche questa tesi, sottolineando che la normativa si applica in modo uniforme a entrambi i sessi, specificando che anche i vigili uomini possono essere soggetti a uniformi con pantaloncini durante l’estate.
I legali della candidata hanno annunciato la possibilità di un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, in un ultimo tentativo per ottenere il riconoscimento dell’idoneità.