Femminicidi in aumento tra i minori, Giulia Bongiorno: Valutiamo di abbassare l'età imputabile a 12 anni
Giulia Bongiorno lancia un allarme sul crescente fenomeno del femminicidio, evidenziando che gli assassini sono sempre più giovani. In un'intervista, propone di abbassare a 12 anni l'età dell'imputabilità, sottolineando la necessità di affrontare radici culturali profonde che vedono la donna come un essere inferiore. Scopri di più su questa urgente questione sociale.

La senatrice e avvocata Giulia Bongiorno lancia un allarme sul fenomeno dei femminicidi, definendolo in costante peggioramento e sempre più legato a fasce d’età giovanissime. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Bongiorno richiama l’attenzione sul caso di Martina Carbonaro come esempio emblematico di questa escalation. «Il minimo comune denominatore è sempre lo stesso: la donna è considerata un essere inferiore, da sottomettere con la forza», afferma. Ricorda anche che fino al 1981 il reato di femminicidio era punito con pene lievi, giustificate da una cultura patriarcale ormai superata solo in parte.
Secondo Bongiorno, oggi i giovani «crescono più in fretta» e per questo si potrebbe considerare «di abbassare l’età dell’imputabilità da 14 a 12 anni». La proposta nasce dal crescente numero di minori coinvolti in reati violenti contro le donne.
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Nel suo intervento, la senatrice evidenzia anche i limiti nell’applicazione delle leggi esistenti: «Con il Codice Rosso, che porta la mia firma, abbiamo accelerato i tempi per intervenire in caso di denuncia, ma la normativa non è sempre applicata correttamente, e questo la indebolisce». Per Bongiorno la battaglia è culturale, sociale e riguarda tutta la società.
Un altro elemento preoccupante è il ruolo dei social media: «I ragazzini sono esposti a contenuti violenti, narcisistici, centrati sull’ipercontrollo e la mascolinità tossica. Sono sempre più frequenti le challenge in cui si chiede “come controlli la tua ragazza?” o addirittura si diffondono video su “come uccidere una donna”». La confusione tra reale e virtuale porta molti a percepire la donna come un ostacolo da eliminare.
Bongiorno sottolinea che «la scuola non basta»: servono figure specializzate in grado di parlare ai ragazzi usando il loro linguaggio, decifrando i meccanismi che li spingono verso comportamenti aggressivi. Propone anche una drastica limitazione dell’uso del cellulare: «Sono strumenti potentissimi. Dobbiamo imporre regole ferree, anche se è difficile».
Accanto all’azione legislativa, Bongiorno auspica campagne capillari di sensibilizzazione, veri e propri vademecum per le ragazze, affinché imparino a riconoscere i segnali di allarme: gelosia, controllo, divieti, aggressività. Ma serve anche formazione per le famiglie, per evitare che i più giovani restino soli davanti a contenuti che non sanno interpretare.
La senatrice conclude chiedendo un «grande patto politico, istituzionale e generazionale» per tutelare la sicurezza delle donne e proteggere il futuro delle nuove generazioni.