L'ascesa delle criptovalute in Europa: tra interesse crescente e carenze d'informazione

Negli ultimi anni, le criptovalute hanno conosciuto una crescita significativa anche in Europa. Questi asset digitali, infatti, sono diventati parte delle strategie di investimento di un numero sempre maggiore di persone, sia privati sia istituzioni. A sostenere questa evoluzione hanno contribuito e continuano a contribuire l’avanzamento tecnologico, l’interesse delle banche e l’introduzione di nuove regole europee come il regolamento MiCAR.
Tuttavia, a questo interesse diffuso non corrisponde sempre una reale comprensione del settore. Come dimostra lo studio sull’adozione delle criptovalute in Europa condotto da BTS e Zeb Consulting, molte persone si avvicinano al mondo cripto con curiosità, ma anche con una forte carenza di informazioni.
Un mercato che cresce velocemente
Secondo il citato report di Bitpanda e Zeb Consulting, in Europa ci sono circa 411 milioni di investitori potenziali e un patrimonio complessivo in asset liquidi pari a 25.000 miliardi di euro. Un dato importante riguarda gli investitori retail: uno su sette possiede già criptovalute, mentre il 12% prevede di acquistarle nel prossimo futuro.
Anche tra chi ha patrimoni più elevati l’interesse è forte: il 50% degli investitori con oltre 100.000 euro liquidi è già entrato nel mercato cripto o ha intenzione di farlo a breve. In particolare, l’Europa centrale e orientale è vista come una delle aree a maggiore crescita, con un incremento annuo stimato del 5,8% fino al 2027.
La scarsa conoscenza è ancora un ostacolo
Nonostante il forte interesse, molte persone si sentono poco preparate per comprare Shiba Inu, Ethereum, XRP o i più classici Bitcoin. Lo studio mostra che il 47% degli intervistati indica la scarsa conoscenza del settore come il principale motivo di esitazione. Inoltre, quasi la metà degli investitori si autodefinisce con competenze finanziarie “di base” o addirittura “limitate”. Di fatto si è davanti a una scarsa conoscenza delle dinamiche di mercato e/o dei rischi legati alla volatilità.
Tra rischio percepito e regole ancora poco chiare
La paura dei rischi è un altro ostacolo forte: il 42% degli investitori europei considera le criptovalute troppo instabili. Inoltre, quasi un intervistato su cinque lamenta la mancanza di chiarezza dal punto di vista normativo.
In effetti, la regolamentazione europea è ancora in fase di sviluppo, anche se con il MiCAR si punta a definire regole comuni su temi come trasparenza, custodia degli asset e protezione degli utenti. Tuttavia, in alcuni Paesi – come il Regno Unito – quasi il 29% degli investitori ritiene che le regole siano ancora non troppo chiare.
Il ruolo delle banche e delle società finanziarie
Un altro aspetto interessante è il ruolo delle banche e delle società finanziarie. Se da un lato oltre l’80% degli operatori riconosce l’importanza crescente delle criptovalute, dall’altro meno della metà offre già prodotti o servizi legati a questo mondo.
Questo rappresenta una doppia opportunità: per gli investitori, che chiedono strumenti affidabili e semplici da usare; per le istituzioni, che possono offrire servizi regolamentati e sicuri, contribuendo anche a migliorare la fiducia e la conoscenza del settore.
L’importanza dell’educazione finanziaria
L’Europa è davanti a una grande occasione dato l’enorme potenziale economico rappresentato dai capitali disponibili, ma si deve però tenere conto della necessità di una maggiore consapevolezza da parte di chi si avvicina alle criptovalute.
In altri termini: non è sufficiente offrire strumenti di investimento: servono anche percorsi di informazione e formazione che aiutino le persone a capire i rischi e le opportunità, per un approccio più consapevole agli asset digitali. È quindi fondamentale investire in educazione finanziaria così che le persone possano diventare investitori consapevoli in un contesto sempre più regolamentato e trasparente.
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