Italia, oltre mille cadaveri senza nome: record a Roma, mai identificati e sepolti dai Comuni
In Italia, oltre 1.100 cadaveri senza nome sono stati sepolti dai Comuni, con Roma che registra il record di 251 corpi nel solo ultimo anno. Persone trovate in condizioni estreme in luoghi isolati, evidenziando una questione urgente di identità e dignità umana, e la necessità di protocolli più efficaci per prevenire questa triste realtà.

In Italia ci sono 1.108 cadaveri non identificati al 30 aprile scorso, un dato impressionante che colpisce soprattutto la città di Roma, dove si registrano 251 corpi senza nome nell’ultimo anno. Si tratta di persone trovate in condizioni estreme: sui binari ferroviari, in aree boschive, baracche, edifici abbandonati, sponde di fiumi o nei reparti ospedalieri delle grandi città.
Protocolli regionali e sepolture a carico dei Comuni
Grazie a un protocollo nazionale firmato da nove Regioni italiane con il Commissario straordinario per le persone scomparse, più di 650 corpi invisibili sono stati seppelliti a spese dei Comuni. L’obiettivo è quello di dare loro un nome e una storia attraverso il prelievo del DNA e l’inserimento in una banca dati nazionale. Le Regioni coinvolte finora sono Lombardia, Lazio, Liguria, Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata, Toscana e, da ultimo, la Sardegna.
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In Lombardia, la prima Regione ad aderire al protocollo, si contano 180 cadaveri senza identità: 101 a Milano, 22 a Pavia, 12 a Mantova e numeri più contenuti in altre province. Solo 74 campioni biologici sono stati prelevati e solo 22 inseriti nella banca dati. A Roma, su 251 cadaveri, i campioni sono stati prelevati in 107 casi, 42 avevano effetti personali, 69 presentavano segni particolari.
Dati preoccupanti in tutta Italia
In Puglia sono 65 i cadaveri non identificati, con picchi a Foggia (25) e Brindisi (17), in molti casi legati a sbarchi. In Toscana sono 52, in Liguria 41, in Sardegna 38, in Abruzzo 7, in Basilicata 2, mentre in Molise è stato registrato un solo cadavere senza nome.
I numeri indicano una drammatica realtà sommersa, in cui decine di corpi non vengono mai riconosciuti né reclamati. Solo una parte è inserita nelle banche dati nazionali del DNA, spesso per mancanza di risorse, personale o autorizzazioni giudiziarie. La speranza è che con l’estensione dei protocolli alle restanti Regioni, aumenti anche la possibilità di restituire un'identità a questi morti dimenticati.