Dazi USA colpiscono le Barbie: Mattel alza i prezzi e taglia le previsioni

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Meno Barbie e più care per le bambine americane: è uno degli effetti diretti dei nuovi dazi doganali imposti dagli Stati Uniti alla Cina. Mattel, il colosso dei giocattoli, ha annunciato un aumento dei prezzi e la sospensione delle previsioni finanziarie annuali a causa del crescente impatto delle tariffe commerciali. Il presidente e CEO Ynon Kreiz ha spiegato che il "volatale contesto macroeconomico" e l’evoluzione del "panorama tariffario" rendono impossibile stimare le vendite per il resto del 2025, in particolare in vista delle festività natalizie.

Gli Stati Uniti rappresentano il 50% del fatturato globale di Mattel, e circa un quinto di questi prodotti arriva dalla Cina, tra cui le famose bambole Barbie. Per compensare i costi doganali, l’azienda californiana ha definito “necessari” i rincari su alcuni giocattoli. Parallelamente, Mattel ha iniziato a diversificare la produzione per ridurre la dipendenza dalla Cina, aumentando la manifattura in India (come nel caso del gioco di carte Uno) e ridistribuendo i prodotti cinesi verso mercati diversi da quello statunitense.

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Attualmente la Cina copre il 40% della produzione mondiale di Mattel. L’azienda si rifornisce anche da Indonesia, Malesia e Thailandia, paesi colpiti dalle nuove misure tariffarie reciproche avviate sotto l’effetto del cosiddetto “effetto Trump”, temporaneamente sospese per 90 giorni. L’intero comparto dei giocattoli negli USA resta in allerta: secondo la Toy Association, l’80% dei giocattoli venduti negli Stati Uniti è importato dalla Cina.