Conclave tra misteri e menzogne: l'antica arte delle fake news prima dell'elezione del Papa

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Intrighi, veleni e disinformazione accompagnano da secoli i giorni che precedono l’inizio del conclave, come quello atteso il 7 maggio 2025. Prima ancora della fumata bianca, prende forma un altro tipo di fumo: quello delle fake news, dei pettegolezzi, delle rivelazioni strategiche e delle accuse mirate a screditare i candidati al soglio pontificio.

Già nel Medioevo si usavano lettere anonime e accuse di immoralità per colpire i favoriti. Nel conclave del 1378, pressioni violente e insinuazioni portarono all’elezione di Urbano VI e allo scisma d’Occidente. Durante il Rinascimento, la disinformazione si fece più sofisticata, alimentata da ambasciatori, cardinali e famiglie nobili. Rodrigo Borgia, poi Alessandro VI, fu accusato di compravendita di voti nel 1492, mentre agenti veneziani registravano segretamente ogni manovra.

Nel XIX secolo, la figura del Papa assunse anche un peso geopolitico. Nel conclave del 1846, l’impero austriaco cercò di ostacolare Giovanni Maria Mastai Ferretti diffondendo notizie sulla sua salute mentale. Fu eletto comunque, divenendo poi Pio IX.

Il caso più eclatante avvenne nel 1903: l’imperatore d’Austria esercitò il jus exclusivae per bloccare la candidatura di Mariano Rampolla. Il veto, annunciato dal cardinale Puzyna, spinse il conclave a eleggere Giuseppe Sarto (Pio X), che abolì formalmente il diritto di veto.

Anche nel 1939, alla vigilia dell’elezione di Pio XII, Pacelli fu attaccato dalla stampa filo-nazista e da ambienti antifascisti. Le accuse opposte, mai provate, rivelarono quanto le manipolazioni mediatiche potessero condizionare l’evento. Episodi simili si sono ripetuti nel XX secolo: nel 1963 si parlò di massoneria, nel 1978 di pressioni dei servizi segreti dell’Est, nel 2013 di dossier bancari e scandali morali legati al conclave che elesse Papa Francesco.

Con l’avvento del digitale, il fenomeno ha assunto nuove forme. Le voci non circolano più su pergamene ma su social, blog, Telegram e siti sensazionalistici. I cardinali, benché isolati durante il conclave, sono spesso etichettati giorni prima: conservatori, riformisti, outsider o papabili.

La Santa Sede ha reagito con contromisure: schermature elettroniche, giuramenti di segretezza, vetri oscurati e controlli tecnologici. Ma il vero campo di battaglia resta l’opinione pubblica, dove ogni parola può influenzare i destini della Chiesa.

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