Conclave 2025: Pechino, Parigi e Washington in attesa del nuovo Papa

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Nel silenzio delle stanze vaticane si prepara uno dei conclavi più geopoliticamente sensibili della storia recente della Chiesa. L'elezione del successore di Papa Francesco, in programma dal 7 maggio nella Cappella Sistina, rappresenta molto più di una semplice scelta religiosa: ridefinirà il ruolo del cattolicesimo a livello globale nei prossimi decenni. Oltre al consueto riserbo spirituale, crescono le attenzioni da parte di potenze internazionali come Cina, Stati Uniti, Francia, Germania, Brasile e Italia, consapevoli del peso politico e culturale del nuovo pontefice.

Il prossimo Papa sarà inevitabilmente confrontato con l’eredità di un pontificato improntato al dialogo e alla sinodalità. La Cina, protagonista di un accordo segreto con il Vaticano nel 2018, appoggerebbe una figura diplomatica e gestibile come il cardinale Pietro Parolin, considerato un interlocutore affidabile da Pechino. Negli Stati Uniti, ambienti conservatori spingono per un cambio di rotta: il cardinale Timothy Dolan, vicino a posizioni repubblicane, gode del sostegno di una parte del clero e dell’ammirazione dell’ex presidente Donald Trump, anche se il suo nome suscita perplessità in molte aree del Sud del mondo.

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In Francia il cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, è apprezzato per la sua apertura e per la sua attenzione al dialogo interreligioso. Il suo profilo potrebbe risultare favorevole all'Eliseo, dove si guarda con interesse a un pontefice che bilanci un'eventuale affermazione americana. In Germania, invece, la tensione interna tra dottrina e riformismo si riflette sulle preferenze: il cardinale Gerhard Müller è stimato per il rigore teologico ma considerato divisivo, mentre Reinhard Marx è percepito come una figura più equilibrata.

In Italia cresce l’attesa per un possibile ritorno di un papa italiano. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e uomo di dialogo internazionale, è tra i candidati più apprezzati. Vicino alla Comunità di Sant’Egidio, rappresenta un possibile ponte tra continuità e riforma. Anche Parolin resta una figura forte nel panorama italiano. Dal governo nessun commento ufficiale, ma l’interesse istituzionale è vivo, seppur celato dietro il riserbo formale.

Il conclave del 2025 sarà quindi molto più che una decisione spirituale: tra strategie globali e pressioni discrete, il prossimo papa dovrà saper guidare la Chiesa cattolica in un mondo attraversato da conflitti, crisi sociali e tensioni religiose, con uno sguardo che unisca fede, diplomazia e visione universale.