Chi è Salvatore Calvaruso, il 19enne dello Zen reo confesso della strage di Monreale

Salvatore Calvaruso, 19 anni, cresciuto nel quartiere Zen di Palermo, è il giovane reo confesso della strage avvenuta a Monreale. È un ragazzo cresciuto per strada, in una zona segnata da criminalità, degrado e abbandono scolastico. Lo scorso 1° febbraio aveva postato su Facebook una foto in cui, con completo nero e occhiali alla moda, abbracciava il padre il giorno del suo compleanno. Nel quartiere, tra palazzi fatiscenti e spaccio diffuso, Salvatore aveva trovato rifugio nella boxe, trasmessa dal padre Giancarlo, e nella musica dei neomelodici napoletani.
Dopo il triplice omicidio, davanti ai carabinieri non ha resistito nemmeno mezz'ora, ammettendo in lacrime di aver sparato, salvo poi ritrattare su consiglio dell’avvocato d’ufficio. È accusato di strage e detenzione illegale di arma da fuoco. La madre, raggiunta al telefono, ha espresso dolore per quanto accaduto. Durante la rissa, davanti a decine di testimoni, Calvaruso ha ucciso Andrea Miceli, Massimo Pirozzo e Salvo Turdo. Non era solo: con lui c'erano almeno quattro amici dello Zen e di Borgo Nuovo.
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Secondo la madre, Salvatore si sarebbe difeso, come proverebbero le ferite curate in carcere. Oltre alla confessione iniziale, a incastrarlo ci sono i filmati delle telecamere di sorveglianza, le testimonianze e le dichiarazioni di un amico che, spaventato, ha riferito ai carabinieri le parole del 19enne: «Ho combinato un macello». In quel momento Calvaruso non sapeva ancora che la terza vittima sarebbe morta dopo una notte di agonia.
Il giovane, descritto dai magistrati come pericoloso e a rischio fuga, si trova ora in carcere. Volto da ragazzino, pochi anni di scuola, video di allenamenti pubblicati sui social, lavori saltuari, molto legato alla sorellina e ai genitori. Sabato sera si era fatto prestare un motorino da un amico per raggiungere Monreale, armato. Dopo la sparatoria ha abbandonato l'arma. In un post recente, il padre criticava la violenza giovanile attribuendone la responsabilità ai genitori, ma ora ha preferito il silenzio. In sottofondo, tra le lacrime, si sentono le voci solidali del quartiere.