Esplosione al deposito Eni di Calenzano: nuovo sopralluogo e indagini sulla baia 6

A una settimana dall'esplosione al deposito Eni di Calenzano, che ha causato cinque morti e 26 feriti, di cui due ancora in gravi condizioni, le indagini proseguono con un nuovo sopralluogo. Il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, e il sostituto Massimo Petrocchi, accompagnati da un team di consulenti ed esperti in esplosivi, chimica, impiantistica industriale e sicurezza sul lavoro, sono tornati sul luogo dell'incidente in via Erbosa. Presenti anche gli investigatori dei carabinieri.
Le perizie in corso mirano a stabilire il nesso causale tra l'esplosione e i lavori in corso nell'area delle pensiline di carico del carburante. I risultati potrebbero essere utilizzati in un incidente probatorio nel procedimento penale aperto per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, crollo doloso di costruzioni e violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro.
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Nei giorni scorsi i medici legali hanno completato gli esami autoptici sui corpi delle cinque vittime: Vincenzo Martinelli, 51 anni, Carmelo Corso, 57 anni, Davide Baronti, 49 anni, Franco Cirelli, 50 anni, e Gerardo Pepe, 45 anni. Gli accertamenti autoptici, odontoiatrici e sul DNA hanno permesso di identificare i resti, che saranno restituiti alle famiglie per le esequie.
La Procura di Prato ha acquisito la documentazione relativa agli impianti e ai piani di sicurezza del deposito Eni di Calenzano. L'inchiesta si concentra sugli interventi di manutenzione in corso al momento dell'esplosione, in particolare nella baia 6, dove si stavano effettuando lavori al sistema di recupero vapori. Si ipotizza che una nube di gas, ripresa in alcuni video, possa essersi originata da questa area. Inoltre, l'utilizzo di un carrello con componenti elettrici e metalliche potrebbe aver innescato l'esplosione.