Esplosione al deposito Eni di Calenzano: escluso sabotaggio, segnalate anomalie prima della tragedia

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Dai primi accertamenti tecnici della Procura non è stata trovata traccia di esplosivi nel deposito carburanti Eni di Calenzano (Firenze), escludendo il sabotaggio come causa dell’esplosione. L’intera struttura è stata posta sotto sequestro per consentire analisi approfondite e determinare le origini dello scoppio verificatosi alle pensiline di carico delle autocisterne.

L’esplosione sembrerebbe causata da una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, probabilmente legata alla mancata osservanza delle procedure di sicurezza durante operazioni di manutenzione affidate a una ditta esterna. La Procura di Prato, che indaga per omicidio colposo plurimo, lesioni gravi e rimozione dolosa di cautele sul lavoro, ha incaricato due esperti di esplosivi, già coinvolti nell’inchiesta sulla strage di Capaci, di condurre ulteriori accertamenti.

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Tra gli elementi d’indagine figura una lettera inviata due mesi fa da Vincenzo Martinelli, una delle vittime, in cui segnalava anomalie alla pensilina di carico 6, luogo dell’esplosione. Martinelli aveva descritto problemi tecnici riscontrati durante le operazioni di carico, indicando disfunzioni non risolte. Un’altra segnalazione simile è stata fatta pochi minuti prima della deflagrazione da un altro autotrasportatore, riuscito a mettersi in salvo.

Il Comune di Calenzano ha attivato un conto corrente solidale per supportare le famiglie delle vittime. Il sindaco Giuseppe Carovani ha sottolineato la necessità di una riflessione sulle tecnologie e sull’ubicazione dell’impianto, situato in una zona industriale ormai densamente popolata. I sindacati hanno organizzato una manifestazione per chiedere maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, mentre la magistratura prosegue le indagini per chiarire le responsabilità.