Processo per le minacce a Saviano e Capacchione: ennesimo rinvio dopo 16 anni

Il processo d'appello per le minacce rivolte allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione durante il processo "Spartacus" a Napoli nel 2008 ha subito un ulteriore rinvio, il quarto in 16 anni. L'udienza, prevista per oggi, è stata posticipata a causa di un certificato medico presentato dall'avvocato Michele Santonastaso, difensore del boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti, che attestava coliche renali.
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In primo grado, il 24 maggio 2021, la Quarta sezione penale del Tribunale di Roma aveva condannato Bidognetti a un anno e sei mesi e Santonastaso a un anno e due mesi per minacce aggravate dal metodo mafioso. Durante il processo d'appello, Saviano ha espresso la sua frustrazione per le lungaggini processuali, dichiarando: "Sto pensando di rimettere la querela nei confronti di Bidognetti, mi sembra a volte di stare in una messa in scena".
Saviano ha sottolineato le difficoltà del sistema giudiziario italiano nel contrastare la criminalità organizzata, affermando: "Questo processo dura da 16 anni, per quattro volte è stato rinviato in appello perché non si trovava il modo di notificare l’atto a Santonastaso". Ha inoltre criticato la persistenza delle organizzazioni mafiose, osservando che "l’Italia è e rimane un Paese a vocazione mafiosa, in tutti i suoi comportamenti".
La vicenda risale al 13 marzo 2008, quando, durante il processo d'appello "Spartacus", l'avvocato Santonastaso lesse in aula un documento in cui accusava Saviano e Capacchione di aver tentato di influenzare l'attività dei giudici. Questo atto fu interpretato come una minaccia diretta nei confronti dei due giornalisti.
La sentenza definitiva è attesa per il prossimo 23 settembre. Nel procedimento si sono costituiti parte civile la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dall'avvocato Giulio Vasaturo, e l'Ordine dei giornalisti della Campania.