Sciopero generale della scuola: stop di 24 ore per docenti e personale ATA

Oggi, giovedì 31 ottobre, scuole e università italiane vedono un blocco di 24 ore per lo sciopero nazionale proclamato dalla FLC CGIL e sostenuto da altre sigle sindacali come USB, CUB e Unicobas. La protesta si estende anche a università, accademie, conservatori e istituti privati, coinvolgendo non solo i docenti, ma anche il personale tecnico-amministrativo (personale ATA), per chiedere condizioni di lavoro migliori e stipendi adeguati.
Le motivazioni principali della mobilitazione includono la richiesta di un contratto equo e di una retribuzione che rispecchi l'inflazione, stimata intorno al 18% per il periodo 2022-2024. Secondo i sindacati, i fondi attuali coprono meno di un terzo dell'aumento inflazionistico, con incrementi salariali di circa 135 euro lordi mensili invece dei 400 richiesti. Questa differenza riduce il potere d'acquisto e causa una perdita annuale stimata in 3.500 euro per ogni lavoratore.
Un altro tema rilevante è il precariato che affligge un quarto del personale scolastico. La stabilizzazione dei lavoratori, che spesso sono assunti con contratti annuali, rimane una priorità, poiché questa situazione genera insicurezza e incide sulla qualità della didattica. In aggiunta, il taglio degli organici, con una riduzione di oltre 5.600 docenti e 2.100 dipendenti ATA, aggrava la mancanza di risorse umane nelle scuole, limitando ulteriormente le possibilità di miglioramento.
Il sindacato ha anche criticato il fondo di 122 milioni di euro assegnato “alla valorizzazione del sistema scolastico,” che però non copre le necessità fondamentali degli insegnanti e del personale scolastico, come previsto dal Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, tagliato negli ultimi anni. Infine, l'opposizione è diretta contro alcune proposte del Ministro Valditara, che includono una regionalizzazione del contratto nazionale e nuovi sistemi di valutazione considerati punitivi. La FLC CGIL si è quindi espressa contro un modello scolastico che, secondo loro, limita l'accesso democratico all'istruzione, promuovendo un modello di scuola aziendale e meritocratica.
Le città italiane partecipano alla mobilitazione con presidi e manifestazioni: a Roma, la protesta è organizzata davanti al Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere, mentre Milano accoglie un presidio in Piazza Santo Stefano. Anche altre città come Bologna, Firenze e Napoli ospitano eventi analoghi. In Veneto, i lavoratori si riuniscono nelle principali piazze, tra cui Piazza Antenore a Padova e Campo San Geremia a Venezia, mentre in Abruzzo e Calabria i presidi si svolgono nelle sedi prefettizie e davanti agli uffici scolastici regionali.