I diversi processi di produzione nell'ambito delle industrie automobilistiche

I processi di produzione delle imprese industriali che producono veicoli sono letteralmente mutati nel tempo in virtù dello sviluppo della tecnologia e dell’innovazione nel campo industriale che ha spinto gli imprenditori a ricercare sempre maggiore velocità ed efficienza nella filiera di produzione. Oggi, infatti, si è passati da un approccio strettamente artigianale all’utilizzo di particolari strumenti, come ad esempio i rulli motorizzati per nastri trasportatori, necessari per poter produrre più auto possibili e nel minor tempo possibile in modo da rendere più efficiente possibile la propria attività.
I processi di produzione delle auto
I processi produttivi delle industrie automobilistiche sono tra i più complessi. Infatti, per realizzare delle vetture performanti, è necessario coordinare diverse attività ed impiegare tecnologie avanzate senza commettere nessunerrore. Ormai sono comuni, all’interno delle fabbriche delle industrie automobilistiche, strumenti utili per poter automatizzare i processi di produzione dei veicoli come, ad esempio, i rulli motorizzati per nastri trasportatori necessari per poter rendere “automatica” la catena di produzione e di montaggio delle macchine. Grazie ai rulli motorizzati per nastri trasportatori, infatti, è possibile fornire ai singoli operatori tutti i pezzi di cui hanno bisogno per poter produrre le singole vetture senza perdite di tempo e nel miglior modo possibile. Ovviamente il processo di produzione di un veicolo, così come le tempistiche necessarie, possono variare notevolmente a seconda della tipologia di auto da produrre.
L’evoluzione dei processi produttivi
Come già anticipato, seppur brevemente, i processi di produzione in ambito automobilistico hanno subito molteplici mutazioni nel corso degli anni: si è passati da una realizzazione artigianale delle vetture ad una produzione in serie, per soddisfare la domanda sempre crescente dei consumatori, coniugando qualità ed efficienza. Inizialmente, pertanto, le conoscenze ingegneristiche erano combinate alla manodopera, ed ogni singolo pezzo era realizzato dall’azienda produttrice senza strumenti tecnologici. Si trattava, però, di un processo produttivo troppo costoso, e che permetteva di immettere sul mercato solo pochi pezzi, con conseguenti prezzi d’acquisto particolarmente elevati. Per questa ragione, le auto erano un prodotto per la popolazione più abbiente. Agli albori del ‘900, però, venne implementata una tecnica per ottimizzare il lavoro ed abbattere i costi di produzione, basata sulle teorie di Taylor. Fu Ford, per la prima volta, ad applicare l’approccio taylorista in ambito automobilistico, creando un ciclo produttivo definito “catena di montaggio”, in grado di automatizzare (e quindi velocizzare) alcune delle fasi produttive. L’idea di Ford venne superata da una nuova teoria giapponese, il toyotismo, che prevedeva l’ottimizzazione degli sprechi, al fine di massimizzare il valore della produzione. L’idea principale era quella di produrre solo quando serve, riducendo le scorte per evitare i costi di magazzino. Ovviamente, queste teorie sono state superate nel contesto attuale. La globalizzazione e le richieste sempre crescenti da parte degli automobilisti hanno portato alla creazione di un processo produttivo che combina le molteplici teorie, consentendo una produzione snella ma al contempo veloce e senza sprechi. Inoltre, si punta molto sulla flessibilità, poiché le case automobilistiche devono essere in grado di soddisfare le esigenze diversificate dei clienti e ogni azienda ha un diverso processo produttivo, scelto principalmente in base al mercato di riferimento.