L'ex marito, infatti, prima di separarsi aveva seguito la donna e aveva portato in tribunale le testimonianze di chi l'aveva vista salire in macchina con il presunto amante, di chi li aveva visti entrare in un albergo e perfino dei carabinieri che avevano fermato in macchina per un controllo. A prova, secondo l'uomo, sono stati anche alcuni post su Facebook, scritti dalla donna secondo lui per deriderlo e lodare il suo nuovo amore. "Ha iniziato a farle dei regali, a corteggiarla in modo pressante. Insomma, l'ha istigata a tradirmi, facendola uscire di casa interi pomeriggi e sere, senza dare spiegazioni nemmeno ai bambini. Avevamo una bella famiglia che è stata distrutta per colpa sua. E ora deve pagare me e i miei figli", ha detto.
I due amanti, invece, non hanno mai ammesso il tradimento. Sui suoi social ci sono foto dei due e alcune frasi poco chiare , ma secondo i giudici si tratta di frasi "più incomprensibili che offensive", compresi i riferimenti al viagra e alle zuppe calde fatte in ulteriori altri post. I giudici della Corte d'Appello si sono poi accordati con l'avvocato Marco Brusco e hanno stabilito "il diritto all'autodeterminazione, nonché alla propria libertà sessuale, costituzionalmente garantita" dell'amante, che non ha alcuna responsabilità (tanto meno civile) per la fine di un amore.