Viaggio nel mondo della flessografia, l'innovativa tecnica discente diretta della stampa a caratteri mobili

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Quando, nel 1455, Johannes Gutemberg progettò un macchinario in grado di imprimere i caratteri su un supporto cartaceo, mediante l'utilizzo di elementi mobili, egli certamente non aveva idea che la sua invenzione sarebbe stata in grado di cambiare completamente il volto della comunicazione. Grazie alla tecnica di questo geniale tipografo tedesco, la lettura finalmente non fu più ad esclusivo appannaggio dei nobili e dei ricchi, e la diffusione dei libri divenne capillare, grazie alla nascita di centinaia di opifici in grado di stampare ogni tipo di volume.

In oltre 600 anni, le tecniche di stampa sono cambiate e si sono evolute, ma ce n'è una che può essere considerata quasi la discendente diretta dell'impressione a caratteri mobili, la flessografia. Laddove Gutemberg faceva uso di una lega metallica per i suoi caratteri, che venivano poi cosparsi di inchiostro, e pressati sul foglio di carta attraverso un macchinario apposito, la stampa flessografica è in grado di trasferire le immagini mediante l'utilizzo di matrici, che aderiscono al supporto proprio grazie alla pressione esercitata da un'apparecchiatura ad hoc. Un meccanismo simile, per due tecniche di stampaggio innovative ed estremamente intelligenti.

La flessografia, in virtù della sua eccezionale facilità, e soprattutto alla rapidità di esecuzione, è una tecnica tra le più utilizzate nel settore del packaging, con particolare riferimento al confezionamento degli alimenti. Grazie alla stampaflessografica, infatti, è possibile personalizzare qualsiasi tipo di imballaggio o di confezione, dalle buste, ai sacchetti, fino ai film plastici destinati al contatto diretto con gli alimenti.

La personalizzazione dell'involucro esterno di un prodotto, infatti, è una delle tecniche di marketing più utilizzate dalle aziende. Grazie alle confezioni brandizzate, infatti, è il consumatore stesso che contribuisce al brandawarness, e “porta in giro” il marchio, proprio grazie all'utilizzo della bustina, o del sacchetto che porta impresso il logo e il nome del prodotto, o dell'azienda.

La Little Brown Bag

Un esempio di come la stampa personalizzata possa essere in grado di contribuire al successo di un brand, è rappresentato dalla Little Brown Bag, la shopper di Bloomingdale, il primo centro commerciale di lusso, che deve certamente parte della sua fama a questa piccola borsa marrone la quale, altro non è, che il sacchetto per i clienti. Questa busta di carta all'apparenza così banale, venne proposta negli anni 70, e sancì la nascita della shopping bag. Ma la differenza rispetto ai sacchetti degli altri store, era rappresentata dall'apposizione del logo del negozio sulla busta, e l'utilizzo della carta, che intendeva dare un chiaro messaggio, diverso da quello strettamente promozionale. Il passaggio dalla plastica alla carta, infatti, mirava a sensibilizzare le coscienze rispetto al tema dell'ecologia e della salvaguardia dell'ambiente.

Quello della Little Brown Bag è solo uno dei tanti esempi relativi all'importanza della comunicazione attraverso il packaging, e di come questo possa essere in grado di condizionare il processo di acquisto, facendo leva anche sul coinvolgimento emotivo del potenziale cliente. Quando il packaging è vincente, può arrivare ad essere un vero e proprio oggetto di culto, e riuscire a fidelizzare il consumatore ancora prima che abbia provato il prodotto che contiene.

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