Zelensky vuole incontrare Putin direttamente. «Questa è l'unica possibilità per la Russia di ridurre i danni causati dai suoi errori. È tempo di incontrarsi, è tempo di parlare». E mette in gioco i negoziati: «È tempo di ripristinare l'integrità territoriale e la giustizia per l'Ucraina. Diversamente, le perdite per la Russia saranno tali che ci vorranno diverse generazioni per riprendersi». Non è certo il discorso di un perdente, anche se ieri la notizia della presa di Mariupol si rincorreva tutto il giorno. Sui social il sospetto che il taglio improvviso del comizio televisivo dello Zar allo stadio dell'altro ieri stesse diventando sempre più evidente era dovuto ai Fischi. In ogni caso, il capo dei negoziatori russi, Medinsky, fa sapere che non ci sarà alcun vertice se le delegazioni non avranno elaborato un testo di trattato che "successivamente sarà firmato dai ministri degli Esteri e approvato dai governi".
Solo allora sarà possibile dialogare faccia a faccia tra i Presidenti. E al Cremlino, il ministro degli Esteri Lavrov insiste nell'incolpare gli Usa per lo stallo dei negoziati, dipingendo il leader ucraino ei suoi sherpa come burattini nelle mani di Biden. "Zelensky ha suggerito di tenere colloqui e il nostro presidente ha accettato". Putin ha ribadito ieri la sua disponibilità in una telefonata con il premier lussemburghese, Bettel, al quale avrebbe confermato "la sequenza che potrebbe portare a un cessate il fuoco". Tuttavia, secondo Lavrov, c'è la “costante sensazione” che gli Stati Uniti stiano “tenendo la mano della delegazione ucraina, impedendogli di accogliere richieste che riteniamo minime”. Ancora più esplicito è il ventriloquo di Putin, il presidente bielorusso Lukashenko, per il quale la guerra potrebbe finire molto velocemente se Biden chiamerà Zelensky, ma "non chiamerà, perché la situazione che si sta sviluppando in Ucraina è molto vantaggiosa per gli americani".
I quattro punti che Mosca considera "ragionevoli e legittimi" sono quelli elencati dal portavoce del leader turco Erdogan, che a sua volta ha parlato ieri al telefono con Putin. La prima è la neutralità dell'Ucraina, ovvero “la rinuncia all'adesione alla NATO” attraverso la costituzionalizzazione di uno status simile a quello dell'Austria, poi il disarmo di Kiev e le reciproche garanzie di sicurezza. In terzo luogo, la "denazificazione" dell'Ucraina, che potrebbe sfociare nella messa al bando dei battaglioni estremisti sulle coste del Mar d'Azov. Infine, la rimozione degli ostacoli all'uso della lingua russa.
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