Come molti sanno, nell’emisfero australe proliferano varie specie di pinguini, che trascorrono la maggior parte della loro vita in acque gelide e si ritrovano per riprodursi sulle coste dell’Antartide.
Le terre emerse non perennemente ghiacciate vicine al Polo Sud non ospitano pinguini, in particolare Australia e Nuova Zelanda che sono particolarmente vicine al Circolo PolareAntartico.
Ma qualcosa sembra stia cambiando, perché per la prima volta è stato avvistato un pinguino in Nuova Zelanda.
Alla ricerca di una nuova casa
Il malcapitato pinguino, in evidente stato di disidratazione e decisamente magro, non sembra essere l’avanguardia di una truppa di migranti clandestini, ma una vittima dei cambiamenti climatici.
Anche se la migrazione è caratteristica di molte specie, che passano la loro vita trasferendosi a diverse latitudini con il cambiare delle stagioni, alla ricerca delle fonti di sostentamento o per meglio provvedere alla fase della riproduzione, negli ultimi anni si sta verificando il fenomeno inverso, ovvero una progressiva sedentarietà di specie in precedenza migratorie.
Causa di questo radicale cambio di abitudini è per certo il surriscaldamento del nostro pianeta, che provoca un diverso ciclo delle stagioni, modifica le correnti oceaniche, i monsoni, fa ridurre le precipitazioninevose e gli allagamenti periodici di vaste aree come i delta dei fiumi africani e le vaste pianure alluvionali del sud America. Non molti sanno che a oggi si può scommettere anche sulla variazione della temperatura del nostro pianeta; potete trovare maggiori informazioni nel post di Bonusfinder Italia sui casinò online.
Carenza di cibo e malattie alla base della sbagliata migrazione
Sulle migrazioni degli uccelli, le più maestose e che coprono le maggiori distanze, incidono anche fattori legati alle crescenti epidemie come l’aviaria o la scarsità di cibo che trovano lungo le vie dei loro spostamenti.
Tutto questo incide sulla popolazione delle diverse specie migratorie, riducendone la natalità, aumentandone i decessi per fame o malattia, esponendo anche gli individue più forti e sani ad affrontare sfide sconosciute sulla strada delle loro millenarie peregrinazioni.
Il pinguino solitario approdato sulle spiagge della Nuova Zelanda, terra dalle stagioni paragonabili a quelle della mediterranea Italia, può a pieno titolo rientrare nella casistica dello studio effettuato da Movement Ecology sui movimenti di due diversi gruppi di pinguini reali, non motivati da fini riproduttivi per la loro età. Anche se per i giovani pinguini le facoltà di “navigazione” sono meno sviluppate che negli adulti, come tutti i migratori si muovono per conoscenze innate, poi integrate gradualmente dall’esperienza. Sono stati evidenziati due principali comportamenti, motivati dalla ricerca delle fonti di cibo, classificabili come migratori ed esplorativi. I pinguini sono mossi dalla conoscenza atavica, dalla capacità di riconoscere negli elementi, vento, correnti marine, cambiamento delle temperature, che li guidano nelle esplorazioni e nelle migrazioni.
Lo studio ha evidenziato come con l’avanzare dell’età i metodi comportamentali dei pinguini si arricchiscano delle conoscenze acquisite durante i primi anni di età in cui sono le attività istintive a dettare gli spostamenti degli individui.
Queste osservazioni pongono all’evidenza scientifica come l’eventuale ripetersi di un avvistamento di pinguini in Nuova Zelanda sarà da correlarsi ad un cambiamento della localizzazione delle aree di foraggiamento di questi simpatici uccelli, sintomo di una variazione delle correnti oceaniche che trasportano il loro cibo preferito e che così li allontana dalle loro gelide acque artiche.
Ancora un segnale d’allarme per l’uomo che sta distruggendo il proprio habitat, quello degli animali a lui noti e che da millenni ne accompagnano la storia e che con lui potrebbero scomparire dalla faccia del pianeta. Per la Nuova Zelanda invece potrebbe trattarsi di una nuova attrazione turistica, in un Paese che continua a puntare molto su natura ed ecologia.