PASQUA : INGIUSTIFICABILE LA MATTANZA DI AGNELLI, QUEST'ANNO SCEGLIAMO LA VITA

“È ora di mettere fine all’assurda strage degli agnelli e dei capretti in occasione delle festività pasquali. Mangiare la carne dei cuccioli è quanto di più lontano si possa immaginare dallo spirito di una festa che celebra la resurrezione e la vita”. Lo dice l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, facendo appello alla sensibilità dei consumatori.
“Fortunatamente - aggiunge l'ex ministro - la consapevolezza, nel nostro Paese, è aumentata. Prova ne è il fatto che nell’ultimo decennio si è più che dimezzato il numero di agnelli e capretti macellati per Pasqua: da circa 812mila, uccisi nel “picco pasquale” del 2010, ai 360 mila dell’anno scorso”. Tuttavia, anche se la tendenza è alla diminuzione, “siamo comunque di fronte ad una mattanza ingiustificabile. Finché correrà il rischio di finire nel piatto anche un solo agnello - avverte la paladina degli animali - non smetteremo mai di sensibilizzare e tentare in ogni modo di persuadere tutti a superare una tradizione dai risvolti brutali”.
Gli agnelli sono strappati alle madri perfino a 30-40 giorni di vita, trasportati sui camion spesso per interminabili tragitti, condotti al macello approfittando dell’istinto del gregge (che li induce a seguire il primo trascinato via), rinchiusi in box mentre belano dal terrore, storditi con scariche elettriche (spesso più di una), sgozzati e appesi ai ganci per consentire il dissanguamento: tutto ciò mentre gli ultimi arrivati assistono alla macellazione dei loro simili e intuiscono che faranno la stessa fine.
“Dietro le igieniche confezioni di carne - conclude l'on. Brambilla - c’è una realtà di crudeltà e di sofferenza, che numerosissime indagini sotto copertura condotte negli allevamenti e nei macelli hanno raccontato benissimo. Si parla tanto di transizione ecologica, dell’impatto negativo della filiera della carne sull’ambiente e sulla nostra salute: ebbene, non mangiare la carne di agnelli e capretti può essere il primo passo verso quel cambiamento che non possiamo più rinviare”.
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