La capitale tentacolare e pornografica di Aurelio Picca

Roma, città dai mille volti, si svela attraverso le parole di Aurelio Picca, che dipinge un quadro crudo e provocatorio della capitale. Tra ombre, angoli trascurati e atmosfere decadenti, l'autore invita a riflettere sulla complessità e le contraddizioni di questa metropoli intrisa di storia e realtà nascoste.

la capitale tentacolare e pornografica di aurelio picca

© Ilfoglio.it - La capitale tentacolare e pornografica di Aurelio Picca

"Roma è una città di ombre rosa, angoli zuppi di piscio, un cielo che non è suo, e strade per mendicanti". Solo Aurelio Picca, che qui lo fa nel maestoso "Roma mia, non morirò più" (La Nave di Teseo), poteva con tanta lapidaria, poetica e pornografica nettezza descrivere quel senso straniato che ti prende occhi, viscere e narici mentre scaracolli magari per l’Esquilino e guardi il cielo blu ritagliato tra i tetti e hai il naso violato da zaffate irsute di una psichedelia da pissing urbano. Una Roma tentacolare e intima, metastatica e affastellata, ingombra e cisposa di memorie, ricordi, drammi, quotidianità slabbrate e dipanate per periferie, le case al Quadraro, le cupole dei poracci a Don Bosco e le incursioni a Ostia e lo Zagaia libertino a Capocotta, sul litorale bonificato e selvaggio, carnografico, al tempo stesso, e nel centro storico, dorato, tra poetesse come la Rosselli, "la femmina in volo", e la vita notturna e i personaggi di una città inafferrabile. Ilfoglio.it

capitale tentacolare pornografica aurelioLa capitale tentacolare e pornografica di Aurelio Picca - "Roma è una città di ombre rosa, angoli zuppi di piscio, un cielo che non è suo, e strade per mendicanti". ilfoglio.it