Il complesso ruolo di un padre coach raccontato da chi ne ha fatto il mestiere di ogni giorno Mi ha chiesto lui a 15 anni di allenarlo sapevo sarebbe stato difficile ma non ho esitato un attimo L’Insalatiera? Emozionante da piccolo si faceva rimontare apposta per entrare in competizione Stefano Cobolli papà da Davis | Allievi e figli? Vanno ascoltati Flavio lottatore spirito vincente
Il ruolo di un padre coach è complesso e ricco di sfumature, come raccontato da Stefano Cobolli, che con semplicità e passione condivide la sua esperienza nel mondo dello sport e della famiglia. Tra emozioni, sfide e incontri, il confine tra genitore e allenatore si fa sottile, rivelando un rapporto unico e spesso discusso.
Dove finisce il padre, dove inizia l’allenatore. C’è un papà da Coppa Davis, Stefano Cobolli, che affronta con una semplicità disarmante uno dei rapporti (quello genitore-figlio nello sport) più discussi di sempre. Pensate alle sorelle Williams, ad Agassi col padre, come Camila Giorgi con Sergio, infine alla famiglia Tsitsipas: quant’è dura andare d’accordo se di mezzo c’è una carriera da campione che ti aspetta. Stefano, ci dica, qual è il suo trucco con Flavio? "Sforzarsi di ascoltare sempre di più le sue necessità, non per forza assecondarle se penso siano sbagliate. Poi, un coach deve tentare di prendersi la libertà di provare a migliorare il proprio allievo senza mai essere invadente, perché bisogna essere attenti alle necessità delle persone". 🔗 Leggi su Sport.quotidiano.net

© Sport.quotidiano.net - Il complesso ruolo di un padre coach raccontato da chi ne ha fatto il mestiere di ogni giorno "Mi ha chiesto lui a 15 anni di allenarlo, sapevo sarebbe stato difficile, ma non ho esitato un attimo L’Insalatiera? Emozionante, da piccolo si faceva rimontare apposta per entrare in competizione». Stefano Cobolli, papà da Davis: "Allievi e figli? Vanno ascoltati. Flavio lottatore, spirito vincente»
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