Die My Love recensione | la centralità di Jennifer Lawrence per un dramma che punta alla performance

Lynne Ramsay rivede la depressione post-partum in un confine narrativo fin troppo bloccato, che rumoreggia e abbaia senza mai incidere davvero. Al cinema. Dove finisce il dramma e dove inizia la farsa? Quando, una sceneggiatura, gira troppo su se stessa, diventando il riflesso di un disagio interiore tradotto prima in performance e solo dopo in sostanza? Adattando Matate, amor di Ariana Harwicz, Lynne Ramsay dirige e scrive (insieme a Enda Walsh e Alice Birch) Dye My Love. Al centro, la depressione post-partum, l'amore come incubo, l'ossessione e la tribolazione di un sentimento dalle venature nerissime che, senza risparmiarsi, punta al delirio e all'effetto evitando - volutamente? - catarsi, redenzione e risoluzione. 🔗 Leggi su Movieplayer.it

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