Roma mia diletta e maledetta sei sempre troppa e troppo poca
Con Roma mia, non morirò più (La Nave di Teseo, pp. 384, euro 22) Aurelio Picca costruisce un romanzo che attraversa la città, riportandone sulla pagina una geografia personale fatta di odori, incontri, ricordi e cartoline sospese nel tempo. «Roma l’ho impressa su ogni centimetro del corpo», scrive Picca e la narrazione principia con la sua infanzia, seguita da una serie di momenti che conservano intatta la forza sensoriale: la via Appia degli anni Sessanta, i ruderi dell’Acquedotto, il tunnel del Quadraro, i pescatori del Tevere, l’interno del Bambino Gesù con le «reticelle ai quattro lati del lettino» e là fuori, il giardino di palme, promessa di vita. 🔗 Leggi su Liberoquotidiano.it
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