L’Unione europea si muove lentamente verso un sistema di diritti sociali condivisi

F in dal Trattato di Parigi del 1952, destinato a creare una Comunità del Carbone e dell’Acciaio, e di Roma del 1957, destinato a creare un mercato comune, era chiaro ai proponenti e ai contraenti che il perseguimento degli obiettivi economici avrebbe dovuto essere strumentale al raggiungimento di vantaggi non solo materiali, come quelli della pace e del miglioramento delle condizioni di vita per i popoli delle istituende Comunità europee. La strumentalità di quei trattati appare già nei loro preamboli, in cui la dimensione del progresso economico si accompagna alla dimensione sociale, che fu forte e vincolante nel Trattato di Parigi e più generica e proclamatoria nei Trattati di Roma, che avevano pur inserito un titolo consacrato alla politica sociale e che prevedeva la parificazione nel progresso (articolo centodiciassette CEE), la promozione della collaborazione fra gli Stati membri nel campo sociale (articolo centodiciotto CEE), la parità nelle retribuzioni fra uomo e donna (articolo centodiciannove CEE), l’equivalenza nei congedi retribuiti (articolo cento­venti CEE), la sicurezza sociale dei lavoratori migranti, essendo inteso che si trattava dei cittadini comunitari (articolo cento­ventuno CEE), e l’analisi dell’evoluzione sociale in un rapporto dialettico con il Parlamento europeo (articolo cento­ventidue CEE). 🔗 Leggi su Linkiesta.it

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