Il lusso dell’AI che ci ha resi molli e a cui non vogliamo più rinunciare
Me la ricordo, la vita di prima, che orrore. Aprivi la posta e c’erano trenta email urgenti che volevano spiegazioni, rassicurazioni, conforti, chiarimenti, precisazioni di preventivi, sconti. Email che avevano bisogno di toni diversi: gentile, fermo, rassicurante, scoraggiante, dolce amaro o commerciale. E così l’appuntato (io) si metteva a vergare i protocolli, lavoro improduttivo ma necessario, e passava il tempo, e alle dodici meno un quarto lo schiavo d’Egitto era ancora lì allo smaltimento corrispondenze. Oggi, dopo quasi un anno – ho fatto i calcoli e quello è il periodo di utenza media, di convivenza con un assistente generativo – c’è uno dei primi divieti imposti. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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