Il giorno in cui credetti di liquefarmi il cervello e divenni scrittore

Con chi mi legge oggi (tempo presente e anche storico) sono in debito di una angoscia, lasciata in sospeso alla fine della puntata precedente. Come disse il poeta (una volta nella vita vorrei dire, dico, come disse il poeta): tra la fine della condanna che bandì Chatterly e il più grande incremento di immatricolazioni d’autoveicoli dalle origini ai giorni nostri (quei giorni miei), ecco, a quel tempo conobbi l’angoscia. (Per il poeta, al contrario, fu quello il suo miglior tempo, l’annus mirabilis, l’anno di inizio delle sue tardive meraviglie sessuali.)   Ero tra il ragazzino e il ragazzo, ero io tutti e due, cioè finivo di essere ragazzino e diventavo ogni giorno più ragazzo. 🔗 Leggi su Linkiesta.it

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