Non sono io a essere vintage è il capitalismo che ha lo schermo troppo grande
Conosco un intellettuale che ha un Nokia di quelli di quando eravamo giovani. È un segnale importante, di grande distacco rispetto alle cose del mondo: noi qui che ci disperiamo se cambiamo telefono dopo esserci persi un backup – mezza giornata di messaggi sparita, santo cielo, come faranno i filologi senza l’archiviazione di ogni nostro sospiro – e lui che ha quei telefoni che una volta ci sembravano normali, quelli in cui ci stavano dieci sms e per riceverne di nuovi dovevi cancellare i vecchi. Ne ho comprato uno simile tre o quattr’anni fa. Mi avevano rubato il BlackBerry, non sapevo che l’avessero ritrovato perché la polizia mi chiamava al numero che non avevo, non avendo un telefono; il BlackBerry non lo producevano già più e Google, alla ricerca “telefono con tastiera”, mi diede un Nokia somigliantissimo a quelli delle nostre giovinezze. 🔗 Leggi su Linkiesta.it
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