La parola migrante evoca paura ma la nostra esistenza è il risultato di un’antica catena di spostamenti
Viviamo in un tempo in cui il movimento è diventato sospetto. La parola “ migrante ” evoca immediatamente emergenza, paura, confine. Ogni giorno, nei telegiornali e nei discorsi dei politici, la mobilità umana viene descritta come una deviazione da un presunto stato naturale di stabilità. Eppure, è precisamente l’opposto: il movimento è la condizione primaria dell’esistenza, non la sua eccezione. Tutta la storia biologica dell’uomo — e prima ancora quella delle specie che lo hanno preceduto — è una storia di spostamenti, di incroci, di flussi. La nostra paura del migrante è, in realtà, la paura di guardare la nostra origine. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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