Alla morte non vogliamo pensare non sapendo più che posto darle nella nostra cultura
Non solo l’ora legale ci fa piombare prima nell’oscurità, facendo emergere paure e malinconie, ma proprio nei giorni più bui – quelli che vanno da Ognissanti all’Epifania – il calendario tradizionale ricorda in modi diversi l’imprescindibile rapporto fra i vivi e i morti. Una tradizione non solo cristiana: il culto dei morti, concentrato in questo periodo, vanta profonde radici pagane, ancora presenti nei dolci e nei falò. Ma noi alla morte non vogliamo pensare, non sapendo più che posto darle nella nostra cultura, a parte l’assurda rivendicazione del “diritto di morire” evocato per ottenere leggi favorevoli al suicidio assistito e all’eutanasia. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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 Massimo Cacciari: «Pensare alla morte ogni giorno è l’unico modo di vivere. Per me vorrei un rito zoroastriano, con il corpo offerto alle aquile» - L’individuo contemporaneo è invece impegnato solo a sopravviversi, è attaccato all’apparenza fisica. Scrive corriere.it
