Tre parole che hanno cambiato la nostra comprensione del mondo
Ci si adatta facilmente a certe parole nuove, comprese le più cretine, e si resiste ad altre. Specialmente a femminicidio, che ancora solleva obiezioni con pretese giuridiche o metafisiche, o contente di denunciarne una cacofonia o una superfluità – “c’è già uxoricidio”. E’ un fatto che tre parole di conio più o meno recente e, quanto alla formazione, simile, hanno preso un’importanza enorme nella nostra comprensione del mondo, venendo sempre dietro alle cose. Sono genocidio, urbicidio, femminicidio. Il nome di genocidio è il più antico: fu coniato da Raphael Lemkin nel 1944. Il nome di urbicidio era già stato fatto negli anni 1960, entrò in uso nei primi 90 soprattutto dopo che lo impiegò per le guerre post-jugoslave Bogdan Bogdanovic (1922-2010), che era architetto e urbanista, e fu sindaco di Belgrado fra l’82 e l’86 e poi oppositore strenuo del nazionalismo serbo. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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