La verticalità dell’eterno

Ulm, città tedesca di spire gotiche e pietra che punta verso il cielo, per una sera è diventata un altare dedicato alla verticalità del tempo. Intorno a un tavolo, i calici non si sono semplicemente riempiti: hanno cominciato a parlare. Dentro c’era Krug – ma non un Krug qualsiasi. Magnum, millesimi, grandi cuvée. Bottiglie che non si aprono per sete, ma per rispetto. È sempre difficile essere imparziali e non lasciarsi ammaliare dalla potenza di un marchio così, a ragione, blasonato. In quest’occasione però, ancor più che in altre ho cercato di farmi guidare dall’ascolto, dai sensi, come si ascolta una sinfonia, cercando di lasciare che il vino facesse il resto: immagini, sensazioni, istantanee che si imprimono addosso. 🔗 Leggi su Linkiesta.it

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