Di Eichmann Hildegard Knef e Paolo Mieli
Non c’entra, però c’entra. Hannah Arendt racconta un retroscena del processo contro Adolf Eichmann così perfetto che pare inventato: “A Gerusalemme il giovane poliziotto incaricato di salvaguardare il suo benessere mentale e psicologico gli dette da leggere Lolita, come svago; dopo due giorni Eichmann gli restituì il libro dicendo con aria indignata: ‘Ma è un libro proprio sgradevole!’”. Il senso morale di Eichmann, che era rimasto dormiente mentre pianificava lo sterminio industriale di milioni di ebrei, si era risvegliato sussultando davanti a un romanzo un po’ pruriginoso. Non c’entra, però c’entra. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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