Sogni e preoccupazioni di chi vive annegato nella scrittura

Allora, questo problema di guadagnare con le parole (problema e questione). Insomma, la questione: vivere del proprio lavoro (scrivere è un lavoro o è, meglio ancora, una perdita di tempo?) o vivere con il lavoro delle parole, delle parole messe a lavorare, ballare per esempio, cosce e pelvi e pettorali e petti in gran sobbalzo, parole femminili e maschili e neutre in gran mischiaggio.  Parole addirittura messe a cantare (a mia madre feci credere, infatti, che scrivevo messe cantate), a fare massaggi coi righi letterari riuniti a mazzo tipo scopa di saggina impregnata di oli e aceti balsamici per condire insalate di lavoretti i più vari (ecco a che serve la fantasia, il racconto fantastico), a far rabbrividire coi racconti del terrore, coi gialli, coi neri, con l’orrore e con la narrativa recente. 🔗 Leggi su Linkiesta.it

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