Amata recensione | una parabola sulla maternità che non riesce a compiersi del tutto
Il nuovo film di Elisa Amoruso è una riflessione intima e dolorosa sulla maternità, che cerca di far dialogare due storie opposte, entrambe cariche di significati. Un peso eccessivo per una scrittura insicura. Al cinema. Con Amata, la regista Elisa Amoruso sembra essere riuscita finalmente a trovare il modo per assecondare una pulsione che si può rintracciare, sotterranea, già nella sua pellicola d'esordio. Si trattava infatti di un coming of age solo apparentemente limitato agli argini più canonici del genere, ma già sfumato dall'ambizione, in realtà neanche troppo velata, di esondare. Deve essere stata quindi una specie di folgorazione per Amoruso la lettura del libro omonimo di Ilaria Bernardini, tratto a sua volta dalla storia vera del ritrovamento di un neonato a Milano insieme ad una lettera drammatica scritta dalla mamma. 🔗 Leggi su Movieplayer.it
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Nel disequilibrio tra le due storie si rintraccia il difetto maggiore di "Amata" a causa di una scrittura ingombrante spesso con dialoghi e frasi di troppo. Brava comunque Tecla Insolia. Da domani al cinema. Nel primo commento al link, la recensione di Simone E - facebook.com Vai su Facebook
Amata, recensione: una parabola sulla maternità che non riesce a compiersi del tutto - Amata di Elisa Amoruso è una riflessione intima e dolorosa sulla maternità, che cerca di far dialogare due storie opposte, ma entrambe cariche di significati umani e sociali. Secondo movieplayer.it
Amata, un film sulla complessità della maternità, in cui spicca l'ottima Tecla Insolia - Viene dalla Sicilia apposta, ha pochi soldi ma se li fa bastare, condivide un appartamento con altre studentesse. Segnala mymovies.it