Ebben sì t’amo! E ogni spettatore del San Carlo nell’intimo ricambiò
Il Ballo in maschera del San Carlo sarebbe, di suo, un Verdi tutt’altro che entusiasmante. Spettacolo vetusto con belle scene dipinte del glorioso Pierluigi Samaritani, e una regia che assurge a vette di comicità favolose ma purtroppo involontarie. Direzione sicura ma sbrigativa di Pinchas Steinberg, con un’orchestra che inizia proprio male e poi per fortuna migliora. Compagnia così così. Piero Pretti canta sempre bene, perfino con il famigerato salto di tredicesima della Ballata. Un tenore così solido è una rarità: ma di Riccardo non ha la spavalderia, lo charme, e insomma il carisma. Ludovic Tézier mette in mostra il vocione, che è tanto e che sa pure usare, ma o canta forte o canta fortissimo: lo sentono anche al Vomero, però non è che il dottore vieti di alleggerire o smorzare, almeno di tanto in tanto, per esempio in “O dolcezze perdute, o memorie”. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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