Jeff Tweedy e la singolarità dei progetti complessi

Mi sono interrogato se avesse senso, oggi, parlare di argomenti in apparenza effimeri come la musica. E me lo sono chiesto perché mentre sto qui a parlare di musica il mondo sta di nuovo toccando uno dei suoi punti più bassi, punti che, ironia della sorte, proprio chi oggi è lì a scavare in passato si è trovato a vivere nei panni della vittima. Le immagini notturne dell’assalto alla Flotilla mi ha lasciato ovviamente sgomento, non che ce ne fosse bisogno, visto le immagini di morte che ogni giorno ci piovono addosso con una costanza ostinata, ma vedere come tutto ormai venga visto come plausibile, come la polarizzazione che ci sta sempre più vedendo come un paese diviso a metà, roba che neanche ai tempi dei Guelfi e Ghibellini, sentire anche come la comunicazione sia diventata tutta slogan e grida, fino a ieri c’era chi piangeva la morte di Charlie Kirk e oggi è lì a festeggiare per l’aggressione da parte di un paese a una iniziativa di carattere umanitario, in barba a qualsiasi regola di diritto internazionale, tutto questo mi lascia senza parole, la speranza che almeno chi si sta affacciando ora al mondo possa fare meglio di noi l’unica fonte di sollievo. 🔗 Leggi su 361magazine.com

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