Perché Peck è Peck e gli altri no

Ci sono le enoteche e poi c’è l’enoteca di Peck. E finchĂ© non scendete l’enorme scala di legno che vi porta da via Spadari, a due passi dal Duomo, a questo scrigno di bellezza liquida non riuscite a capire la differenza, che non sta solo nei numeri – oltre quarantamila bottiglie custodite in magazzini climatizzati – ma nella filosofia. Nulla di ciò che una – anche ottima – enoteca può fare sarĂ  mai all’altezza di questa biblioteca del vino che ricerca, mescola e restituisce non solo il meglio, com’è ovvio che sia, ma il tutto. «Qui non si viene solo a comprare vino, si entra in una storia che continua a rinnovarsi», racconta un cliente fedele, indicando le celle ordinate come scrigni, tra Barolo divisi per zone, champagne di grandi marchi e di piccolissimi produttori di nicchia tutti da scoprire e bottiglie del Nuovo Mondo che testimoniano quanto la selezione, la profonditĂ  di annate e di etichette, ma anche la voglia di essere anche al passo coi tempi sia una delle caratteristiche distintive di questo luogo così amato da chi lo costruisce ogni giorno. 🔗 Leggi su Linkiesta.it

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