La società aperta e il nemico bifronte

Un uomo cammina sulle Alpi. È minuto, ha il volto scavato dal vento, le mani strette su un bastone. Non sa che sta lasciando un messaggio a chi verrà cinquemila anni dopo. Lo troveranno ibernato in un ghiacciaio e lo chiameranno Ötzi. Non è solo un cadavere venuto dal passato. È un archivio vivente di ciò che significa essere umani. Porta scarpe cucite con pelle di cervo e suole d'orso. Ha con sé un'ascia di rame che non viene da lì ma dalla Toscana. Nella sua sacca ci sono funghi medicinali, selci intagliate che parlano di mani lontane, di scambi, di mercati primitivi. Ogni oggetto racconta che già allora l'uomo non viveva chiuso, ma aperto, in una rete invisibile di scambi e conoscenze. 🔗 Leggi su Ilgiornale.it

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