Il fascino del silenzio | ecco perché la narrativa indiretta dei soulslike funziona

Il titolo del momento, Hollow Knight: Silksong, continua ad essere sulla bocca di tutti e per una serie di ottimi motivi. Il nuovo risultato dello sforzo di Team Cherry, pur con qualche difetto, è sicuramente un prodotto di qualitĂ  molto elevata e un’aggiunta di spessore al sempre crescente panorama dei cosiddetti giochi “metroidvania”. Esiste, però, un’altra categoria sotto cui è stato classificato, ovvero quella dei soulslike. E uno degli elementi di forza del sotto-genere, presente anche in Silksong, è il modo in cui viene narrata la trama. Dal capostipite Demon’s Soul, passando per Dark Souls, Elden Ring, lo stesso Hollow Knight e tanti altri titoli, l’approccio scelto è quello di non raccontare direttamente la storia: le sequenze cinematiche sono poche, e forniscono appena una manciata di informazioni; i dialoghi con gli Npc (personaggi non giocanti) sono brevi e criptici, spesso intrisi piĂą di considerazioni filosofiche che di elementi di trama; nella maggior parte dei casi – Silksong è una delle poche eccezioni – il nostro avatar non ha un background, è un “signor nessuno” catapultato all’interno dell’avventura. 🔗 Leggi su Ilgiornale.it

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