L' intolleranza di chi si siede sempre tra i giusti

La storia dell'"uccidere un fascista non è reato" è vecchia come il cucco. Ero ancora al Mamiani, ai tempi autentico liceo-cellula di formazione del Partito Comunista zeppo di figli di papà col doppio armadio (quello da compagno e quello da figlio della borghesia), quando sentivo straparlare gente ridicola di cosa fosse giusto e dunque esibibile, o cosa meno e dunque da censurare. Ricordo l'assemblea studentesca in cui, alla vigilia delle elezioni comunali di Roma in cui peraltro votai Rutelli Sindaco, scattò il parapiglia perché "quel fascista di Fini non deve parlare", tanto che l'assemblea saltò con mio sdegno. 🔗 Leggi su Ilgiornale.it

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